
Eccomi di nuovo qui. Seduto a bordo strada in un giorno di metà maggio ad aspettare il Giro. Al bar dove ho preso un caffè, la TV era accesa sulla tappa, la quarta: Orbetello-Frascati. 235 km.
Fuori, seduto su un muretto, con i piedi a ciondoloni, qualcuno guarda verso nord. I corridori sono ancora lontanissimi – c’è chi dice a Tuscania, chi a Valentano – ma noi si scruta lo stesso verso nord perché il Giro più che guardarlo lo si aspetta.
Il tempo dell’attesa mi coglie all’ora di pranzo a Sutri, sulla Cassia, una delle strade più antiche del mondo. Mi sono affrettato per non arrivare in ritardo alla mia attesa. Da un paio d’ore l’organizzazione ha chiuso la strada e il silenzio della campagna è subito uscito dal tufo bruno e aspro spandendosi per la campagna. Di tanto in tanto, come un cavallo scosso, passa una macchina della carovana ma non basta a rompere il silenzio. Si attende. Accanto a me una mosca d’un bel verde metallico si avventura sul guscio infranto di un uovo caduto dal suo nido. In alto, cornacchie svolazzano irrequiete, di tanto in tanto infilandosi nel foro di un grosso platano affumicato . Una coccinella si ostina a percorrere l’unica foglia verde di un cespuglio secco. Intanto sul muretto la ragazza tatuata si spara una serie di selfie. Sorrido, in fondo anche lei, come me, aspetta.
D’un tratto le moto della polizia; sirene, clacson e poi le auto delle ammiraglie e in mezzo, quasi nascosti come ciclisti della domenica, ecco i tre fuggitivi. Volano via tra gli applausi che non fanno in tempo a raggiungerli. Cala ora un silenzio teso. Si guarda tutti verso nord. E il gruppo arriva in un fruscio di gomme e di catene ben oliate. Gli uomini senza volto inseguono le loro tre lepri, scivolando sul nostro stupore senza girare la testa. Macchine di carne e nervi calate su macchine d’acciaio e gomma. Due minuti e il carnevale del giro, colorato ed eccessivo, scompare dietro la curva del mitreo. Le cornacchie si posano di nuovo sul ramo e le mosche ritornano al loro uovo. Per quest’anno, il 2019, il Giro ha di nuovo annunciato la primavera anche in questa parte d’Italia. Aspetto il prossimo anno, quando gli uomini-macchina riappariranno chissà su quale strada di questo nostro paese antico e meraviglioso.