
1. VALUTAZIONE GENERALE
L’offensiva russa iniziata circa un mese fa sembra oggi essere ad un punto di svolta. E’ evidente infatti che dopo tentativi condotti lungo diversi tratti della linea di contatto l’esercito russo, abbia individuato nel quadrilatero SEVERDONETSK – IZIUM -LIMAN-POPASNA l’area in cui concentrare il proprio sforzo offensivo.
Alla data odierna c’è da riportare l’avvenuta apertura da parte russa di una breccia significativa nei pressi di POPASNA e la presa di alcune importanti cittadine all’interno del saliente come LYMAN e la stessa POPASNA. Tale breccia ha riguardato la prima e la seconda linea difensiva ucraina e ha offerto la possibilità ai russi per l’immissione di un limitato scaglione operativo. Questo scaglione potrebbe in breve tempo chiudere in un’ampia sacca le unità ucraine direttamente contrapposte, stimate in oltre sette brigate più supporti.
Lo scopo è quello di creare una definitiva rottura nell’ampia e articolata posizione difensiva ucraina e garantirsi quindi un ampio spazio di manovra tra la regione del Donbass e la riva sinistra del DNEPR.
La caduta di questo “quadrilatero” verosimilmente potrà rappresentare sul terreno la fine dell’offensiva del Donbass che in questa ipotesi avrebbe garantito a Mosca il pieno possesso della regione contesa, la “liberazione” delle due provincie russofone di DONETZ e LUANSK e la presa della fascia litoranea da MARIUPOL a KHERSON.
E’ da vedere se un simile risultato rappresenterebbe per Mosca, ma anche per Kiev, il punto di equilibrio necessario per l’avvio di negoziati per la stabilizzazione del conflitto, oppure porrebbe le basi per una successiva ripresa dei combattimenti i cui obiettivi finali sono ancora tutti da definire.
La reazione ucraina al verificarsi di questa grave situazione tattica al momento non è andata oltre qualche limitata reazione dinamica o contrattacco locale di alleggerimento. Per il comando ucraino si tratta verosimilmente di valutare la possibilità e la fattibilità di un robusto contrattacco che rompa la sacca, costringendo le forze russe a impiegare le ultime riserve nel tentativo di contenerle, oppure accettare l’accerchiamento e il conseguente isolamento nella prospettiva di protrarre la lotta in avanti il più a lungo possibile trasformando il quadrilatero in un’ampia “isola di lotta”.
Tra gli interrogativi che in questi giorni non trovano ancora risposta il primo riguarda la capacità russa di sostenere logisticamente questa delicata fase dei combattimenti. La mancata alimentazione dello sforzo sia in termini di materiali, di mezzi e di equipaggiamenti, sia soprattutto in termini di personale, potrebbe limitare quest’importante opportunità – la prima dall’inizio delle operazioni – in un successo locale senza alcun impatto a livello operativo.
Il secondo interrogativo riguarda invece l’esercito ucraino che si trova nella spiacevole situazione si dover scegliere tra privarsi di un considerevole numero di brigate ben addestrate ed esperte oppure cedere una parte importante del proprio territorio. Una possibile risposta potrebbe venire dalla capacità/possibilità di Kiev di aver costituito in questi mesi un numero significativo di nuovi reparti o unità (battaglioni o brigate) in grado di alimentare la resistenza nel Donbass ovvero di condurre una reale controffensiva proprio nel momento in cui le forze russe, esaurita la spinta offensiva, sarebbero più vulnerabili.
Sul piano diplomatico l’assenza di ogni significativa azione e il rifiuto da entrambe le capitali delle varie e continue proposte di composizione fa ritenere che entrambi siano fiduciose che proprio dalle armi giunga un’indicazione utile ad avviare la trattativa. In altri termini Mosca potrebbe vantare l’aver raggiunto l’obiettivo di liberare il Donbass e di aver messo in sicurezza la Crimea, concedendo all’Ucraina di mantenere il possesso e il controllo del porto di Odessa. Dal canto suo il governo di Kiev, dopo tre mesi di intensissimi e valorosi combattimenti non potrebbe essere certo accusato di essersi arreso senza combattere. Oltre che sul piano internazionale una simile situazione ciò potrebbe essere anche accettata dall’opinione pubblica ucraina che in larghissima misura sta sostenendo il governo Zelensky e la sua condotta della guerra.
- GENERALITA’
Livello politico-strategico.
- l’Italia ha presentato all’ONU una proposta per un piano di pace che porti almeno al cessate il fuoco russo-ucraino. Da parte russa la proposta italiana è stata giudicata “dilettantesca” e “inconcludente”. La parte ucraina non ha neppure risposto.
- Durante la sua visita a Kiev il presidente polacco Andrzej DUDA a apertamente dichiarato l’ampio sostegno occidentale a ogni tentativo ucraino di liberare con le armi i territori occupati dai russi. L’affermazione del presidente DUDA è in netto contrario con quanto più volte ribadito dalle altre nazioni occidentali di verificare da parte ucraina le condizioni per un cessate il fuoco.
- Il sesto pacchetto di sanzioni economiche contro la Federazione russa ancora non ha visto la luce. Il nodo controverso riguarda l’embargo alla fornitura di petrolio. Particolarmente contraria a questa misura è l’Ungheria seguita dalla Slovacchia e dalla Bulgaria.
- In esito alla necessità e all’urgenza di riavviare l’esportazione del grano stivato nei silos del porto di Odessa, il Regno Unito si è detto disposto a scortare eventuali navi cerealicole con proprie navi da guerra. La Russia si è detta disposta alla momentanea riapertura del porto di Odessa a condizione che l’occidente interrompa immediatamente le sanzioni imposte. Finora nessuna risposta al riguardo.
Livello operativo-tattico
L’unico obiettivo operativo dichiarato dai russi alla fine di marzo, cioè dopo la conclusione della prima infruttuosa fase dell’operazione, è di completare la conquista del Donbass che implica la conquista e la messa in sicurezza dell’intero territorio di quelle parti delle due province di Luhansk e Donetsk ancora sotto il controllo ucraino.
Gli ultimi 15 giorni hanno quindi visto uno dei periodi più fluidi della guerra russo-ucraina. Gli sviluppi più significativi sono stati:
- La resa delle forze ucraine a MARIUPOL;
- Apertura di una consistente breccia intorno a POPASNA.
In Ucraina le operazioni si svolgono su un fronte di circa 900 km, da KHARKIV a MYKOLAYEV. In questo ampio fronte lo sforzo principale russo sembra essersi concentrato lungo la linea IZIUM-LYMAN-SEVERDONETSK-POPASNA.
In quest’ultima località, distante una quarantina di chilometri da SEVERODONETSK, i russi hanno conseguito numerosi guadagni lungo gli assi IZIUM e LYMAN e tra HORLIVKA e DONETSK. Il successo più significativo è però stato l’apertura di una breccia nella prima e nella seconda linea difensiva ucraina. Al momento sembra che il comando russo stia immettendo forze di riserva allo scopo di allargare la breccia e tentare un ricongiungimento con altri reparti operanti a nord. Se la manovra riuscisse porterebbe al completo isolamento delle forze ucraine del settore, stimate in circa 6 o 7 brigate. Entrambi gli schieramenti non hanno fatto mistero di stare riportando severe perdite in termini di uomini, mezzi ed equipaggiamenti. Al momento non si ha notizia di alcuna significativa reazione ucraina.
Il comandante della Guardia Nazionale Cecena, Ramsan Kadyrov, il 28 maggio ha dichiarato che i suoi uomini controllano gran parte della periferia di SEVERODONETSK. La notizia non è confermata ma numerosi sono i rapporti circa combattimenti urbani alla periferia della città che però rimane ancora in mano ucraina.
Dopo la distruzione di alcune sue teste di ponte sul SIVERSKY DONETZ, avvenuta una decina di giorni fa, sembra che le forze russe non abbiano comunque rinunciato a mantenere una presenza sulla riva occidentale del fiume. Potrebbe questo preludere a impedire alle forze ucraine eventualmente in ritirata dal Donbass di stabilire una nuova posizione difensiva appoggiata al corso del fiume. Peraltro con la testa di ponte di STARYI SALTIV, le forze ucraine possono ancora minacciare Vovchansk.
La spinta della Russia contro SEVERODONETSK e il suo saliente probabilmente determinerà il successo o il fallimento dell’intera offensiva russa. In caso di fallimento l’incapacità di garantire i confini della provincia di Luhansk e di aver compiuto un significativo progresso in quello di Donetsk potrebbe causare significative ripercussioni politico-militari a Mosca.
Nella zona di Kherson c’è stata poca attività di combattimento. Gli sforzi ucraini e russi sembrano concentrati nel consolidamento e miglioramento del reciproco posizionamento tattico. Tuttavia le forze russe non hanno rinunciato a tentare di avvicinarsi a MYKOLAIYV, città portuale e porta d’accesso via terra al porto di Odessa
2. POTERE AEREO
Prosegue, se pur con minore intensità, l’offensiva aerea nell’ovest dell’Ucraina allo scopo di rendere inefficaci le difese aeree ucraine e di impedire o per lo meno rallentare il trasporto di materiali e munizioni verso il Donbass. Il tipo di missioni effettuate e l’efficacia degli attacchi lasciano tuttavia presupporre come sin dall’inizio dell’offensiva russa, l’aeronautica di Mosca non abbia mai guadagnato la supremazia aerea, limitandosi a conseguire in alcune zone come appunto il Donbass la sola superiorità aerea.
La pericolosità intrinseca delle missioni aeree condotte sopra un territorio ove le difese controaeree sono tutt’altro che neutralizzate ha spinto ad un massiccio utilizzo di missili balistici in luogo del bombardamento aereo. A tale proposito c’è da segnalare la partecipazione alla campagna di lancio di quasi tutta la flotta sottomarina russa del Mar Nero.

Una veloce riflessione merita anche il tipo di profilo di missione adottato sia dai piloti russi che ucraini. Entrambi sembrano prediligere un avvicinamento a bassissima quota (anche sotto i 30 metri) e lo sgancio contemporaneo del carico bellico a distanza di sicurezza per poi operare una rapida inversione di rotta con ampio ricorso ai flares e ad altre misure di inganno degli eventuali missili controaerei. Questa modalità di esecuzione che sembra privilegiare unicamente l’integrità dei velivoli e degli equipaggi, tuttavia comporta una significativa imprecisione nel bombardamento oltre che un elevato consumo di munizioni e la possibilità di coinvolgere personale civile o luoghi non d’interesse bellico.
SETTORE NORD
Area di KHARKIV: La controffensiva ucraina si è probabilmente esaurita ad est della città anche a causa dei contrattacchi locali russi nella zona di TERNOVA e RUBIZHNE. Le forze russe mantengono ora il controllo di una striscia ampia circa 10 km, poco profonda ma sufficiente a riportare Kharkiv nel raggio d’impiego dell’artiglieria.

Area di IZIUM–SEVERODONETSK-LIMAN-POPASNA. Da giorni questo quadrilatero è sotto l’attacco di almeno 50 gruppi tattici russi, appoggiati dal fuoco di almeno sette brigate di artiglieria e da un centinaio di sortite aeree/giorno. In altri termini in questo quadrilatero si sta concentrando la metà l’intero corpo di spedizione russo in Ucraina.
In campo ucraino resistono 12 brigate tra appartenenti all’esercito regolare, brigate della difesa territoriale e di guardia nazionale e vari battaglioni di milizie. Si può stimare il rapporto di forze con una leggera superiorità numerica russa in termini di personale, mentre quella relativa ai veicoli da combattimento è di tre a uno per i russi e di due a uno per l’artiglieria.
La svolta a POPASNA sembra essere stata il frutto sia di una migliore applicazione delle metodologie di combattimento, sia dell’adeguamento della dottrina d’impiego dei gruppi tattici. Da non sottovalutare inoltre l’impiego di nuovi veicoli da combattimento come, ad esempio il BMPT-2 “Terminator” o il lanciarazzi multiplo TOS 1/A che impiega munizionamento termo-barico[1]. Ciò ha permesso alle forze russe di manovrare in modo più efficace in campo aperto spesso aggirando le difese ucraine, costantemente battute dal fuoco dell’artiglieria e aereo.
Da parte russa nelle prossime ore è attesa la caduta di LYMAN.
Decisivo per il buon esito dell’attacco russo sarà la capacità di alimentarlo logisticamente e rinforzarlo in termini di personale e mezzi. In caso contrario quello di POPASNA sarà un successo locale di notevole importanza ma non in grado di modificare significativamente il corso dei combattimenti. Per garantire il flusso dei rifornimenti le forze russe sembrano ben sfruttare il vantaggio offerto loro dalla fitta rete ferroviaria di Luhans’k.
Una volta assicurata la conquista di queste quattro città, alla quale forse si aggiungerà di PROPOVSK – un crocevia di strade nel centro-ovest dell’oblast di Donetsk – si potrà dire che l’operazione Donbas è conclusa.

- SETTORE SUD
Area di ZAPORIJIA – Nelle ultime due settimane l’attività russa e ucraina nella zona di ZAPORJIA è notevolmente aumentata. Tra MARINKA e VUHLEDAR reparti russi hanno lanciato una serie di attacchi che hanno portato alla conquista di alcuni villaggi nella zona di NOVOMYKHAILLVKADA.
Area di KHERSON – da parte russa continuano i combattimenti in quest’area che è in loro possesso dall’inizio dell’offensiva. Lo scopo sembra quello di impadronirsi degli accessi a MICHOALAYIV e da qui verso ODESSA.
MARIUPOL – La città è ora in mano russa. Gli ultimi difensori dell’Acciaieria AZOVSTAL si sono arresi e sono stati fatti prigionieri dall’armata russa che li ha avviati verso campi di prigionia all’interno del territorio russo. Sebbene da più parti si sia annunciato un possibile scambio di prigionieri a tutt’oggi quelli di AZOVSTAL rimangono in mano russa. Sembra che per molti di loro ci sia l’intenzione di processarli per crimini di guerra commessi durante la campagna del 2014 ed anni successivi.
Dal punto di vista tattico la fine dell’assedio di MARIUPOL ha permesso al comando russo di disporre di nuove forze da destinare all’offensiva in DONBAS. In particolare su MARIUPOL, per sette settimane, sono stati impiegati circa 12 gruppi tattici appartenenti all’esercito russo, alla guardia nazionale cecena, e al 1º corpo d’armata della Repubblica popolare di Donetsk oltre a una o due brigate d’artiglieria. Le forze russe, senza dubbio molto provate, hanno potuto cominciare ad essere ritirate negli ultimi dieci giorni di aprile e reimmesse altrove dopo due o tre settimane di ricostituzione.
[1] Una bomba termo- barica, detta anche “bomba a vuoto”, si basa su un principio semplice; quello dell’aerosol. Al momento dell’esplosione si sviluppa infatti una “nuvola” di carburante e polvere di metallo che si lega immediatamente con l’ossigeno dell’aria. A quel punto la “nuvola esplosiva” viene innescata da una seconda esplosione che funziona come un accendino vicino al gas. Si innescano simultaneamente due onde: una d’urto ad elevatissima pressione e una di calore. Quando le fiamme si estinguono – nell’arco di qualche decina di millisecondi – nell’area dell’esplosione si crea una condizione di quasi vuoto che risucchia violentemente tutta l’aria circostante ed ecco perché una bomba termo-barica è detta anche bomba a vuoto. Dov’è il vantaggio rispetto a un esplosivo tradizionale? Normalmente una molecola di esplosivo contiene al suo interno sia il carburante necessario all’esplosione sia l’ossidante necessario a generare la reazione esplosiva, di solito ossigeno. In una bomba termo-barica (così come in tutti gli esplosivi volumetrici), la sostanza esplosiva è invece composta al 100% da carburante, mentre l’ossidante è l’ossigeno dell’atmosfera. Questo permette di avere bombe molto più efficienti a parità di peso, poiché non hanno bisogno di contenere il loro ossidante.