
5 luglio 1982. Da meno di un mese avevo dato analisi 2 e mi sentivo un eroe. Di matematica non c’avevo mai capito niente, ma nonostante tutto ce l’avevo fatta a concludere il biennio di ingegneria dell’accademia militare. Quell’estate sarei tornato a casa in licenza di fine-corso. Da Armando, il nostro storico bagnino, avrei rivisto i miei compagni di liceo, affollati sotto il solito, unico ombrellone. Allora, nell’Adriatico popolare, i bagnini avevano ancora nomi contadini. Con i colleghi mi sarei invece rivisto in settembre, a Torino; ormai non più allievo ma sottotenente di fanteria. Avrei compiuto 21 anni quel settembre, ma prima ci sarebbe stata l’ultima corvée dell’accademia: il campo a Tre Poggioli, uno sperduto poligono sull’appennino tosco-emiliano.
Quell’estate avrebbero potuto mandarci tutti in Nuova Guinea e non ce ne saremmo accorti. Unica preoccupazione era se e come saremo riusciti a vedere i mondiali.
Tra la misera logistica destinata agli allievi qualcuno aveva rimediato un vecchio Grundig abbastanza grande da lasciar immaginare la partita anche in fondo alla tenda dello spaccio. Eravamo tutti là: accaldati, sporchi, in pantaloncini caki che ci facevano assomigliare a reduci della campagna d’Africa.
Ore 17, 15. Lunedì. Caldo anche a Barcellona. Inizia Italia-Brasile. Tutti zitti. Il Brasile è quello di Zico, Falcao, Cerezo e Socrates. Una squadra che non ti sconfigge; ti umilia.
Partiti. Non avevamo neppure preso a lamentarci che al quinto minuto Bruno Conti, scende sulla destra, passa palla a Cabrini che sale dalla sinistra, dalla trequarti parte un cross in area brasiliana, sbuca improvvisamente Paolo Rossi che di testa insacca alle spalle di Waldir Peres. Gooooool. In quell’attimo ci siano tutti dimenticati l’a-plomb del cadetto. Parolacce e manate sulle magliette sudate. Zitti! Il Brasile ci salta addosso e al 12° pareggia con Zico.
Ci scambiamo muti lattine di coka-cola calda. Al 25° Paolo Rossi sbuca in mezzo a tre brasiliani che aspettano il pallone, li brucia sul tempo, si beve d’infilata Junior e dal limite dell’area fulmina nuovamente Waldir Peres. Italia 2 – Brasile 1. Sorride anche chi non capisce nulla di calcio. Anche il temutissimo capitano Castellari esulta, ma con moderazione. Siamo tutti convinti che porti una jella tremenda. A conferma dei sospetti generali il Brasile pareggia con Falcao; fa male. certo, ma intanto gli abbiamo fatto due gol. E non è finita.
Paolo Rossi fa il suo dovere e a un quarto d’ora dalla fine rifila il terzo gol ai brasiliani.
Quella dell’82 era per noi l’estate dei sorrisi e degli eroi, avevamo finito l’accademia militare e Paolo Rossi aveva battuto il Brasile. Oggi quell’eroe dagli occhi vispi e dai modi garbati se ne è andato, come tutti gli eroi di quell’estate impolverata e felice.