L’UNDICESIMA ORA

Novembre 1918 – soldati britanicci (foto web)

Foglio 13, paragrafo XXXIV… “La durata dell’armistizio è fissata in 36 giorni con facoltà di essere prolungato…”.

Gli occhi del dattilografo scorrono le ultime righe. Non ci devono essere errori, neppure un minimo errore.

“… Il presente armistizio è stato firmato l’11 novembre 1918 alle ore…”. Alza gli occhi verso orologio e completa a penna “…5 (cinque) ora francese”. Perfetto. Nessun errore. Si può mettere in firma.

Sul fronte occidentale il cessate il fuoco entrerà dunque in vigore

quel giorno stesso: all’undicesima ora dell’undicesimo giorno dell’undicesimo mese dell’anno. Fuori fa freddo. E’ l’inizio dell’inverno, il quarto di guerra; 1560 giorni senza sapere se quello sarà l’ultimo tuo respiro.

Sulla foresta di Compiegne, a qualche chilometro dalla stazioncina di Rethondes, i primi raggi di un sole gelido filtrano dai vetri della vettura numero 2419 D. Un tempo era un vagone ristorante della Compagnia Internazionale dei Vagoni Letto ma da quattro anni è stata trasformata nell’ufficio viaggiante del comandante supremo alleato, il maresciallo di Francia Ferdinand Foch.

La delegazione tedesca ha firmato senza parlare. I quattro plenipotenziari scendono dalla 2419D dirigendosi in silenzio verso l’altro treno che la riporterà…non sanno neppure loro dove. A Berlino nessuno risponde al telefono. Per quel che ne sanno, la Germania potrebbe non esistere più. Non c’è più motivo per combattere. Non c’è più motivo per morire.

Poppy – il papavero. Nei paesi del Commonwealth ricorda i caduti della Grande Guerra (foto p.Capitini)

Anche sulle Ardenne fa un gran freddo ma Augustin ride. Ride e vorrebbe saltare, urlare, ballare. Dal comando di battaglione hanno comunicato che la guerra è finita e lui sta correndo in linea per avvertire che alle 11,30 ci sarà minestra calda per tutti. E vino. Vino per tutti. Augustin attraversa le case distrutte di Vrigne sur Meuse, passa la ferrovia che collega Sedan a Charleville o quel che ne resta. Guarda l’orologio, manca meno di mezz’ora alla fine della guerra e ride. Non lo sente neppure arrivare. Un proiettile Spitzer calibro 7.92 lo prende in piena fronte.

George Lawrence ha 26 anni e non è mai stato in Europa, a dire il vero non è mai stato da nessuna parte e del Belgio conosce solo il canale di fronte a lui e un ponticello semi diroccato. Per lui Mons è macerie, terra smossa e odore di morti. Niente a che vedere con l’aria pulita e odorosa di alberi del Canada. Prima di quella pazzia collettiva faceva il contadino in Nuova Scozia e adesso è soldato semplice nel 28° battaglione fanteria canadese, matricola 256295. Non una grande carriera. L’hanno mandato di pattuglia verso il canale, in rue de Mons…hanno detto che la guerra è finita, ma è meglio stare attenti.

Neppure lui sente arrivare il suo proiettile.

Augustin Trébuchon; George Lawrence Price; Henry Gunther dagli Stati Uniti: George Edwin Ellison del 5° Royal Irish Lancers e altri 2738 uomini moriranno nell’ultimo giorno di guerra senza vedere l’undicesima ora, dell’undicesimo giorno,dell’undicesimo mese.

Per tutti gli altri la guerra è finita.

Oggi, 11 novembre 1918.