
Meo, la vecchia gatta che da tempo ha deciso di coabitare con me, è uscita. Io ho finito di annaffiare. La giornata qui a Nepi, in attesa dell’ennesima ondata di caldo africano, si presenta calda si, ma asciutta. Ed è mentre dal terrazzo vedo la mia vicina portare a spasso il cane che ho l’illuminazione. “prendo la moto e vado dai miei!”. Bella idea, solo che i miei abitano a Jesi, dall’altra parte dell’Appennino. Dettaglio trascurabile.

Carico le borse, residuato bellico dell’esercito svizzero che le usava per il servizio postale, sul sedile posteriore faccio salire i miei primi appunti per il prossimo libro; do un’occhiata alla carta e via. La ruota punta verso Narni e poi Terni e da lì su per la val nerina, Sopra il Monte Maggiore, dopo 12 km di sterrato in salita si rompe il cavo della frizione. Sorrido, smonto, sfilo, riattacco e m’invento una riparazione con una catenella fatta di fascette per tubi. Poco importa. Sorrido e scendo a Cerreto del Nera dove un meccanico dagli occhi azzurri e l’espressione truce guarda la mia riparazione e ride. “Te metto ‘l’ filo dell’Ape, E che c’ho solo quelli!” – “Va benissimo!” Rispondo io. Riparto per Colfiorito. Si sale, si sale e non si incontra nessuno, ma proprio nessuno. Sono solo in un turbinio di curve, tornanti, alpeggi e boschi freschissimi. Il cavo dell’Ape tiene e mi porta fino a Camerino.

Cerco un negozio Wind Tre perché nel frattempo la simpatica compagnia m’ha staccato il telefono. Hanno ragione, ma proprio oggi se lo dovevano ricordare. Comunque sono a Camerino e lì un punto Wind lo trovo di sicuro. E invece no. Dal 2016, dopo il terremoto, Camerino semplicemente non esiste più. Al suo posto c’è un simulacro di città deserto e angosciante. Riparto con tristezza verso Fabriano. Ormai casa dei miei è vicina e la mia motocicletta – si motocicletta, non moto, come si addice ad una vecchia signora – mi ha portato a casa, malgrado la frizione, la polvere, il caldo….malgrado tutto.
Ah, senza telefono.