Il mare non è fatto per il natale.
Niente odore di foglie secche, di terra, di muschio o di legna bruciata. Nell’infinita risacca grigia dell’inverno non c’è odore di casa. La mia città è così. Per le strade un profumo vago di sale e nafta bruciata e quando, come oggi, tira bora da est, di mare morto.
Le città di mare sono posti nervosi, poco inclini alle tranquille luminarie delle feste.
Ti fanno sempre la solita domanda, secca: resti o te ne vai?
Chi se ne va vive sulla banchina in attesa della sua nave: un lavoro, un amore o un’occasione, poco importa.
Chi resta volge le spalle a quel mare grande che – come diceva Paolo Conte -… si muove anche di notte e non si ferma mai… lasciando però accesa una brace di paura.
E’ questa l’atmosfera perfetta per un natale imperfetto, dove ci scambieremo speranze e non regali o dove, come invita un cartello filosofico di una vetrina buia, ci trasferiremo“15 metri più avanti”.
Per adesso vi lascio qualche scatto nei colori dell’incompletezza e della fantasia: il bianco e il nero (al grigio non fate caso).







