
1.VALUTAZIONE
In questi ultimi quindici giorni si è confermato come l’andamento del conflitto sia ormai indirizzato verso una guerra di attrito di durata difficilmente prevedibile. Una simile condotta bellica si sta dimostrando particolarmente gravosa per l’Ucraina che sebbene supportata in termini finanziari e con armamenti occidentali deve comunque constatare il lento dissanguamento delle sue migliori unità e l’allontanarsi di ogni realistica prospettiva di una grande controffensiva che porti alla riconquista, anche parziale, dei territori ormai in mano russa.
Anche da parte russa si evidenzia una certa, crescente stanchezza dovuta in gran parte al logorio della delle unità, le quali per la maggior parte sono impegnate in combattimento da diversi mesi. La campagna di reclutamento volontario sostenuta e propagandata dal governo di Mosca non sta dando i frutti sperati. Finora essa è stata indirizzata ai distretti orientali e siberiani, la così detta “Russia profonda”, il cui tessuto sociale è costituito in gran parte di piccole comunità. La partenza per la guerra dei giovani volontari e il loro “frequente” dissolversi al fronte ucraino ha messo in cattiva luce l’impresa che trova sempre minori giovani disposti a partire sapendo che finiranno sul fronte ucraino. C’è infatti da rilevare che finora la “operazione militare speciale” sembra aver causato più morti tra i militari che la campagna in Afghanistan degli anni ’80.
In considerazione di queste situazioni entrambe le leadership sembrano indirizzate a dover continuare un conflitto che comunque non è destinato a raggiungere gli obiettivi iniziali. Da parte russa la rapida caduta del Donbas, il cambio al vertice della leadership ucraina e la messa in sicurezza della Crimea d del corridoio terrestre che la collega al Donbas. Da parte ucraina riuscire a riconquistare gran parte dei territori occupati.
In quest’ultimo caso l’aiuto occidentale si è ormai assestato sulla fornitura di armamento e intelligence ma senza alcun coinvolgimento diretto. Anche in questo caso l’incipiente crisi energetica conseguente all’embargo contro petrolio e gas russi, sta portando molti paesi dell’unione Europea a riconsiderare peso e modi del sostegno alla causa ucraina.
In questo scenario risalta sempre più l’attivismo della Polonia che ormai è da considerarsi un diretto alleato di Kiev. In questo Varsavia agisce in modo largamente indipendente dalla concertazione in sede europea, in special modo riguardo la gestione del fenomeno dei profughi.
Sul piano internazionale l’approssimarsi in America delle elezioni di medio termine (novembre 2022) pone il Presidente Biden in una delicata posizione. Da un lato non può spingere troppo per il coinvolgimento americano per non dare argomenti alla parte repubblicana che rivendica “America first”, dall’altro non può neppure diminuire il peso dell’impegno pena favorire Putin. Quest’ultimo si sta sempre più avvicinando alla Cina che, suo malgrado, ha bisogno di sostegno (armi e tecnologia militare) soprattutto ora che il contenzioso per Taiwan è di nuovo salito.
Sul piano diplomatico l’attività visibile delle cancellerie di tutto il mondo langue e nulla trapela rispetto a quella sotterranea. Risulta però evidente il crescente ruolo del Presidente Erdogan e della Turchia che ormai sono stati tacitamente accreditati a svolgere il ruolo di intermediario tra le parti in causa e anche tra Russia e NATO. Al riguardo Putin non ha mancato di sottolineare come si dovesse ringraziare Erdogan per la positiva soluzione della crisi del grano. Quest’ultima in realtà è ben lungi dall’essere davvero risolta tenuto conto sia dei ritardi nell’inizio dei trasferimenti sia nei loro volumi che non raggiungeranno certo i livelli di ante guerra. E’ facile quindi prevedere una crisi alimentare di medie proporzioni nel prossimo autunno.
Sul campo si assiste quindi al combattimento tra due pugili ormai stremati uno dei quali sa bene che non potrà prevalere. Tenuto conto di questo è possibile ipotizzare un futuro, improvviso collasso della struttura operativa delle forze armate ucraine, probabilmente solo in alcune zone del fronte. Questo fatto rappresenterebbe davvero un’improvvisa svolta nel conflitto imponendo l’apertura di un negoziato di pace. Verosimilmente un termine realistico per entrambi gli schieramenti è l’inizio dell’autunno quando le piogge muteranno sostanzialmente le condizioni del terreno rendendo assai difficoltoso per entrambi pianificare azioni dinamiche. E’ questo il periodo noto come “rasputitza”, letteralmente “strade guaste”, che, forse entrambi gli eserciti auspicano arrivi presto.

2. GENERALITA‘
Livello strategico-politico
L’accordo firmato il 22 luglio, in Turchia, tra Ucraina e Russia per l’apertura al trasporto via mare del grano dai porti ucraini è stato implementato. A partire dal 2 agosto è iniziato il transito delle navi cerealicole da e per il porto di ODESSA. Al momento non si lamentano incidenti o interruzioni di rilievo anche se il flusso mercantile è ben lontano dall’essere paragonabile a quello di anteguerra.
Nel corso delle celebrazioni per la festa della Marina della Federazione russa il presidente Putin ha annunciato l’approvazione della nuova dottrina navale russa nonché i confini e le aree degli interessi nazionali vitali della Russia, sia economici che strategici. Al riguardo sono stati elencate: le acque artiche, il Mar Nero, il Mare di Okhotsk e il Mare di Bering, il Baltico e gli stretti delle isole Curili. Il presidente russo ha inoltre annunciato che la consegna dei sistemi missilistici ipersonici “Zirkon” inizierà nei prossimi mesi e la fregata “Ammiraglio Gorshkov” sarà il primo vettore di questi missili ipersonici.

Sua Santità Papa Francesco ha annunciato un suo prossimo viaggio in Ucraina. L’iniziativa già da tempo auspicata non ha sortito fin’ora reazioni da parte russa. Il periodo ritenuto possibile potrebbe essere il prossimo mese di settembre.
Nell’ambito delle misure d’embargo ai prodotti russi l’Unione Europea ha approvato una direttiva che prevede la riduzione del15% nei consumi di gas da Agosto a Marzo 2023. Per ora non c’è obbligo di attuazione ma solo un’indicazione.
Tensioni crescenti tra Serbia e Kossovo. Il motivo è l’obbligo per i cittadini dell’autoproclamata repubblica del Kossovo di utilizzare targhe automobilistiche kossovare e non più serbe. In realtà quest’ultimo provvedimento – peraltro prontamente sospeso – s’inquadra in un’atmosfera di crescente ostilità tra Repubblica di Serbia e il Kossovo. La NATO ha dichiarato di essere pronta a far rispettare gli accordi di cessate il fuoco tra i due.
Il 6 agosto Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato di aver offerto al presidente russo Vladimir Putin di tenere un incontro con l’omologo ucraino Volodymyr Zelensky in Turchia.
Il congresso degli Stati Uniti ha approvato un ulteriore stanziamento di circa 1 miliardo di US dollari in armamenti ed equipaggiamenti militari a favore dell’Ucraina
Livello tattico
Gli ultimi 10 giorni di luglio e i primi di agosto hanno visto la prosecuzione dell’offensiva russa nel nord di DONETZ mentre l’esercito ucraino ha condotto una serie di contrattacchi locali a sud, guadagnando alcune posizioni attorno a KHERSON, ma senza conseguire risultati decisivi o successi in grado di modificare la situazione in atto che vede l’esercito russo ancora in pieno possesso dell’iniziativa. Lo stato maggiore ucraino tuttavia spiega la situazione attorno a KHERSON come positiva, inquadrando il tutto nell’ambito delle attività preparatorie alla futura “grande offensiva” più volte annunziata da Kiev ma della quale ancora non si intravede l’inizio.
Prosegue se pur con lentezza il rafforzamento dei reparti e delle unità russe in teatro. Il rapporto di forza delle unità di manovra sarebbe ora passato da quasi 1:1 dell’inizio dell’operazione ad 1:2 a favore dei russi. Nel frattempo le forze ucraine continuano ad essere sottoposte al fuoco dell’artiglieria russa. Questa tattica di combattimento, pur non conseguendo risultati di rilievo in termini di conquista di territori e di spazi, tuttavia sta infliggendo un tasso di logoramento elevato alle già provate unità ucraine. La difficoltà di reperire personale idoneo per età e addestramento per essere inviato al fronte inizia a presentarsi come fattore decisivo nell’effettiva capacità ucraina di sostenere ancora a lungo il conflitto.
Al riguardo, fonti non confermate riportano con sempre maggiore frequenza episodi di diserzione o di abbandono di posto, specie tra il personale più anziano e proveniente dalla milizia territoriale.
Dal punto di vista delle aree maggiormente impegnate dai combattimenti si riportano:
- a nord l’area di KHARKIV. Si segnalano bombardamenti missilistici nella zona di SUMY e nella stessa KIEV.;
- al centro nel DONBAS il settore difensivo compreso tra IZIUM-SLOVIANSK-KRAMATORSK- SIVERSK-BAKHMUT., vero punto decisivo dell’intera Posizione di Resistenza ucraina.
- A sud l’area attorno a KHERSON dove invece si registra una prevalenza di attività da parte ucraina.
Le forze russe sembrano voler realizzare il rapporto di forze e di potenze necessari per la ripresa di una risoluta azione offensiva contro il punto decisivo dell’organizzazione difensiva ucraina nel nord dell’oblast di DONETSK. Il fatto che ciò non sia ancora accaduto potrebbe voler significare un’imprevista difficoltà nel completare le procedure logistiche così come la consapevolezza di non disporre ancora di truppe sufficienti.
Per quanto attiene alle tattiche/tecniche di combattimento non si segnalano cambiamenti rispetto a quanto già riportato. In particolare:
- Da parte russa prosegue l’ampio ricorso al fuoco di artiglieria sulle posizioni difensive ucraine. La scelta da parte ucraina di aver privilegiato una difesa ancorata al terreno privilegia l’impiego russo dell’artiglieria in quanto le posizioni risultano note e registrate. L’attività della fanteria si limita per ora alla ricognizione in forze sui principali itinerari. Tale attività si esaurisce normalmente al contatto con le difese ucraine.
- Da parte ucraina la difesa si concentra su una linea difensiva che si fonda sul possesso e la predisposizione a difesa degli abitati e dei manufatti trasformato in capisaldi in grado di agire anche isolatamente o in sistema con altri. Gi spazi intermedi tra gli abitati/capisaldi/centri di fuoco, sono quasi sempre raccordati con posizioni difensive che hanno fatto ampio ricorso ai lavori in terra (trincee, postazioni, appostamenti, etc ). Nelle numerose parti di terreno coperte da foreste o in spazi a basso indice di percorribilità agiscono ben addestrati ed equipaggiati reparti minori di fanteria in grado di sviluppare efficaci attacchi locali o fornire comunque un flusso informativo continuo e completo sulla situazione dell’attaccante russo. Si riporta inoltre che assai spesso sono adibiti a depositi di armi/munizioni o a comandi militari anche edifici e complessi civili, talvolta protetti dalle convenzioni internazionali. Su di essi si concentra il fuoco russo soprattutto missilistico. Il mancato sgombero della popolazione civile e la condivisione delle aree tra reparti militari e popolazione locale sta sottoponendo quest’ultima a un elevatissimo livello di stress con perdite continue e consistenti. D’altro canto la capillare presenza si civili, quasi tutti muniti di uno smarthphone, contribuisce a segnalare con estrema tempestività movimenti, posizioni e attività delle truppe rosse, facilitando la reazione ucraina. Al riguardo la progressiva introduzione in combattimento dei sistemi americani HIMARS si è dimostrata di estrema efficacia, sebbene non in grado di sovvertire le sorti del combattimento.

Settore di KHARKIV.
In questo settore da parte russa operano circa nr 9 gruppi tattici a livello battaglione rinforzati appartenenti al Raggruppamento Operativo Voronetz-Nord. Ad esso si contrappongono circa 4 brigate di fanteria motorizzata e una meccanizzata/corazzata ucraina.
Per i russi KHARKIV, seconda città ucraina, rimane una zona sensibile è di grande in quanto controlla l’autostrada E105, uno dei principali assi logistici per l’armata nel nord. L’autostrada collega la città russa di BELGOROD, principale base logistica arretrata dell’operazione, alla città ucraina di KHARKIV.
Negli ultimi giorni, se si escludono i continui interventi di artiglieria, l’attività della fanteria si è limitata ad alcune puntate offensive e alla ricognizione in forze condotta lungo tutto il settore di KHARKIV – IZIUM. In apparenza si potrebbe trattare di attività preliminari ad un futuro attacco condotto dalle unità recentemente ricostituite/completate nella zona di BELGOROD (Russia). Tuttavia, in considerazione che il focus dell’offensiva russa e della resistenza ucraina si sta concentrando nel Donbas centrale e attorno a KHERSON appare improbabile che un futuro attacco nella regione di KHARKIV possa proporsi obiettivi ambiziosi se non quello di richiamare forze ucraine dai citati settori e imporre un ulteriore tasso di usura alle già logorate unità ucraine.
Al di là del confine, in territorio russo sembra che l’esercito di Mosca stia ricostituendo/completando un consistente numero di gruppi tattici che costituiscono Riserva operativa sia per il settore di Kharkiv sia per quello di Izium più a sud. Si tratterebbe complessivamente di circa 25 – 30 battaglioni.
Zona di IZIUM.
La città e le sue adiacenze, che nel mese di giugno avevano vissuto nei combattimenti, sono di nuovo sotto pressione. L’area è infatti di notevolerilevanza perché porta di accesso alle altre due città di SLOVIANSK e KRAMATORSK, punti nevralgici dell’intero sistema difensivo ucraino nel Donbas. Inoltr è attraversata dall’asse che collega IZIUM a BELGOROD, via VOLTCHANSK e KUPIANSK.
Nel settore sembrano operare circa 20 gruppi tattici russi raggruppati nel Raggruppamento operativo Izium. Attorno alla città e a nord dell’autostrada l’esercito ucraino ha schierato 4 brigate di fanteria motorizzata e corazzata e almeno due battaglioni di fanteria provenienti dalla milizia.
Gli scontri si svolgono in una vasta area boscosa ad ovest di IZIUM, tra IVANIVKA E SPIVAKIVKA e riguardano principalmente duelli di artiglieria.
Settore di SLOVIANSK – KRAMATORSK
La conquista quaranta giorni fa, delle città di SEVERODONETZ–LYSICHANSK ha dimezzato l’ampiezza dell’area della battaglia ora concentrata tra il fiume SIVERSK-DONETZ e le due città di SLOVIANSK e KRAMATORSK. Queste ultime, insieme a quelle già citate e conquistate in giugno, intercettano due importanti assi viari che, con andamento nord-sud, uniscono le repubbliche separatiste di Donetz e Lugansk al resto dell’Ucraina.
In questo settore operano due Raggruppamenti Operativi russi: il Rostov-Nord forte di circa 10 gruppi tattici e il Raggruppamento Operativo Rostov-Centro composto da altri 6 o 7 gruppi tattici. Il sottosettore a sud di KRAMATORSK fin oltre DONETZ è affidato invece al Raggruppamento operativo Rostov –Sud forte di circa 17 gruppi tattici. Sul livello di efficienza operativa e sulla capacità offensiva residua di queste forze non si hanno dati significativi.
L’area denominata linea difensiva SEVERSK- BAKHMUT è difesa da 20 – 25 gruppi tattici dell’esercito ucraino che rappresentano il meglio dell’armata. Anche in questo caso non è possibile definire lo stato di efficienza operativa e il livello di completezza di tali unità che tuttavia stanno mantenendo saldamente le posizioni affidate. I combattimenti si sono concentrati nella zona di BAKHMUT dove le forze russe sono stimate essere giunte a circa 2 km dalla cittadina.
Settore DONETZ – ZAPORIJIA.
Il settore meridionale, lungo i quasi 200 km della linea di contatto tra DONETZ e ZAPORIIJA i russi hanno schierato il Raggruppamento operativo Vostok forte di una ventina di gruppi tattici. La difesa ucraina è affidata a circa 5 brigate di fanteria meccanizzata e corazzata e ad alcuni gruppi tattici di livello battaglione.
Questo settore è attualmente abbastanza calmo in quanto la densità delle forze contrapposte appare insufficiente per l’avvio di operazioni significative. Cresce invece l’allarme internazionale per le condizioni di sicurezza della centrale atomica di ENERHODAR.
Il 7 agosto, sul villaggio di MARHANETS, a circa 10 chilometri dall’impianto nucleare, sono stati lanciati una sessantina di razzi. L’intera area è sotto il controllo russo fin dall’inizio delle operazioni. Tuttavia il lancio di razzi è stato giustificato dal presunto impiego da parte russa della centrale come sito di stoccaggio per armi e munizioni. L’attacco ha consigliato lo spegnimento di uno dei sei reattori della centrale.
Il personale che ancora garantisce il funzionamento e i controlli sugli impianti è in gran parte ucraino ed è da diversi mesi posto sotto controllo militare russo. Al momento non si lamentano incidenti o minacce alla sicurezza dell’impianto, tuttavia il perdurare della crisi rende difficile se non impossibile disporre dei pezzi di ricambio e dei materiali di consumo necessari a garantire all’impianto gli standard di sicurezza richiesti. Peraltro il personale tecnico ucraino sembra non disporre di adeguati turni di riposo e delle necessarie, periodiche sostituzioni. La situazione qui riassunta ha pertanto indotto l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (A.I.E.A.) ha sollecitare fortemente l’invio di personale ispettivo internazionale per una missione definita di “sicurezza, protezione e salvaguardia”.

L’impianto si trova sulle rive del bacino idrico di KAKHOVKA sul fiume DNEPR: circa 200 chilometri dal Donbass e 550 chilometri a sud-est di KIEV. La centrale ha una potenza totale di 5.700 Megawatt, energia sufficiente per alimentare circa quattro milioni di case. Produce un quinto dell’elettricità dell’Ucraina e quasi la metà dell’energia generata dagli impianti nucleari del paese.
Costruita tra il 1984 e il 1995, è la più grande centrale nucleare d’Europa e la nona al mondo. Dispone di sei reattori, ciascuno capace di erogare fino a 950 Megawatt, Si tratta di reattori più moderni e sicuri di quelli usati, ad esempio, a CHERNOBYL- Sono infatti reattori ad acqua pressurizzata dove ogni reattore ha due circuiti: un primo con l’acqua che mantiene freddo il reattore separato da quello in cui l’acqua, evaporando fornisce energia alla turbina elettrica.
Oltre a quanto riportato l’attività principale in questo settore rimane i duelli di artiglieria lungo tutta la linea avanzata delle truppe. L’aeronautica russa ha aumentato i suoi attacchi aerei e missilistici sulle posizioni difensive ucraine, in particolare a sud di ZAPORIZHIA nella zona di VASYLIVKA-ORIKHIV.
Settore di KHERSON.
L’area tenuta dai russi a nord del fiume BUG meridionale è una sacca ampia dai 20 ai 50 km al di là del fiume e di 150 km da KHERSON a VYSOKOPILLYA- La testa di ponte al di là del fiume garantisce una fascia di sicurezza alla Crimea e alle altre aree sotto il controllo russo a sud del fiume. Con un’altra visione la stessa zona potrebbe però fungere da base di partenza per eventuali future offensive russe, in particolare verso MYCHOLAYV e ODESSA.
Per mantenere il controllo di KHERSON e alimentare il presidio russo all’intreno dell’abitato si può fare affidamento solamente su un aeroporto e due sole strade: la prima diretta verso la CRIMEA e l’altra verso MELITOPOL entrambe da mesi facili bersagli dell’artiglieria, dei droni e ora degli HIMARS ucraini. Nel solo mese di luglio l’aeroporto di KHERSON ha subito ben 31 attacchi missilistici e d’artiglieria e anche il ponte Antonevsky, l’unico che permette di superare il fiume in città, è stato danneggiato giorni fa da una salva di missili HIMARS.

Il fronte di KHERSON è in larga parte sotto la responsabilità della 49ª armata proveniente dal Caucaso attraverso la Crimea. Lì ha assorbito molti reparti della 58ª armata che all’inizio della guerra aveva conquistato la zona litoranea tra KHERSON e BERDIANSK. In origine la 49ª Armata comprendeva solo due brigate di fanteria motorizzata, la 34ª e la 205ª a cui si univa la 25ª Brigata di ricognizione in profondità (Spetsnaz), nonché le sue brigate di supporto al combattimento (artiglierie, genio e trasmissioni) e una brigata logistica.
Giunta in zona di operazioni nello scorso mese di marzo, la 49ª Armata ha preso sotto il suo comando anche il 22º Corpo d’Armata composto dalla 126ª Brigata di difesa costiera, la 127ª brigata di ricognizione e la 10ª brigata di Spetsnaz. A queste Grandi unità si erano man mano uniti anche reparti della 7ª Divisione e dell’11ª Brigata d’assalto aereo. Infine sembra che la 49° Armata abbia ricevuto in rinforzo anche due reggimenti di fanteria della 20ª divisione di fanteria motorizzata inquadrata organicamente nell’8ª Armata; la 4ª Brigata indipendente e soprattutto la 98ª divisione aviotrasportata.
In sintesi sul fronte di KHERSON l’esercito russo ha schierato ben 14 brigate o reggimenti di fanteria distribuiti tra il comando diretto della 49a armata a KHERSON e quello del 22°Corpo d’Armata più a nord, a NOVA KAKHOVKA-TAVRIISK, l’altro punto di passaggio sul Dniepr. Questa forza di combattimento riunisce in teoria più di 20.000 uomini. In realtà, molte unità sono state impegnate nel settore dall’inizio della guerra e al massimo sono al 50% della loro capacità di combattimento.
Il punto di forza russo sul fronte di KHERSON è la componente di artiglieria e missilistica. La 49ª Armata dispone organicamente di due brigate d’artiglieria (artiglieria semovente, lanciarazzi multipli e antiaerea) mentre le tre divisioni hanno ciascuna un proprio reggimento d’artiglieria ed ogni brigata indipendente un suo gruppo di artiglieria. In termini numerici si può stimare che i russi dispongano di circa 200-250 pezzi di artiglieria di vario calibro che permettono di battere obiettivi fino a 15-30 km al di là del BUG, ben oltre la linea di contatto con dispositivo difensivo ucraino. Per i calibri inferiori, è necessario far avanzare gli schieramenti quanto più possibile vicini alla linea di contatto (regola delle traiettorie: un terzo sopra le forze amiche, due terzi su quelle nemiche). Per questo molte artiglierie sono schierate sulla riva occidentale del BUG con ovvie criticità nel rifornimento di munizioni i cui convogli logistici sono costretti ad attraversare il grande fiume nei pochi ponti disponibili. Al fuoco terrestre vanno a sommarsi quotidianamente un consistente numero di sortite aeree da parte di cacciabombardieri ed elicotteri d’attacco.
Per difendere la città catturata nei primi giorni dell’offensiva, i russi hanno attivato posizioni difensive che si appoggiano ai villaggi periferici trasformati anche qui in caposaldi. Questi villaggi distanti tra loro 2 o 3 chilometri garantiscono ai russi di poter sviluppare un’efficacie difesa in profondità in grado finora di assorbire i numerosi contrattacchi ucraini.
Più a nord, l’altra zona controllata dai russi è il sotto-settore di NOVA KAKHOVKA, un rettangolo all’incirca di 50 km per 100 che si appoggia a sud e ad ovest sul corso del fiume INHULETS, con la cittadina di SNIHOURIVKA come testa di ponte oltre il fiume e uno spazio più aperto da IVANIVKA al fiume BUG.
La difesa russa si basa sull’ INHULETS e sulle piccole città che lo costeggiano, poi su un’altra scacchiera di villaggi meno densa che a sud, in ragione di uno ogni 5 km. Il punto d’ingresso ucraino di questo parte di terreno è la coppia DAVYDIVBRID-IVANIKA sull’INHULETS da dove partono le uniche strade di accesso al BUG verso Nova Kakhovka.

Da parte ucraina nella stessa area operano una quindicina di unità di manovra (da 800 a 1500 uomini) cui è affidata la difesa di un fronte di circa 150 km, con una densità di circa mille uomini ogni dieci chilometri. Si tratta di un rapporto molto basso che è solo in parte compensato da un terreno globalmente favorevole alla difesa e che è ormai sistemato da diversi mesi. Dal punto di vista organizzativo la difesa ucraina è ripartita in due settori attraversati dal fiume INHULETS.
Le unità di Kiev sono state in grado di respingere verso est le forze russe per circa 10 – 15 chilometri senza però conseguire alcun obiettivo di valore tattico né tanto meno operativo. I russi si sono limitati a ripiegare all’interno del perimetro difensivo di anzi descritto che circonda la città e che fin ai primi giorni dell’invasione è stato continuamente incrementato e rafforzato.
Il possesso di KHERSON è vitale per la Russia in quanto la città funge da porta di accesso alla Crimea e sempre da KHERSON si controlla il Canale Nord Crimea che assicura l’acqua a tutta la penisola. I russi negli ultimi giorni, hanno inviato rinforzi significativi nell’area. In particolare i rapporti indicano l’arrivo di due battaglioni di truppe aviotrasportate, più una brigata equipaggiata con vecchi missili balistici Tochka che si credevano ormai in via dismissione.
Area di MYKOLAIV e ODESSA
Continua il lancio di missili e il fuoco aereo e di artiglieria contro obiettivi attorno a ODESSA e a MYKOLAIV. Tuttavia per il momento queste due città non sono interessate da alcuna manovra offensiva da parte russa.
CRIMEA e Mar NERO
Un drone armato ha attaccato il quartier generale della flotta russa del Mar Nero a Sebastopoli causando il ferimento di almeno cinque persone e la distruzione di un velivolo SU-24. E’ la prima volta che viene colpito un obiettivo di rilevanza strategica in Crimea.
La marina ucraina ha provveduto al minamento del golfo di DNIPROVSKA che conduce a KHERSON e a MYKOLAYV