
- VALUTAZIONE
In questi ultimi cinquanta giorni (giugno-luglio) si è evidenziato come l’andamento del conflitto sia ormai indirizzato verso una guerra di attrito di lunga durata. Una simile condotta bellica si sta dimostrando particolarmente gravosa per l’Ucraina che sebbene supportata in termini finanziari e con armamenti occidentali deve constatare il lento dissanguamento delle sue migliori unità e l’allontanarsi di ogni realistica prospettiva di una grande controffensiva che porti alla riconquista, anche parziale, dei territori ormai in mano russa.
Questa situazione sembra aver ingenerato all’interno della stessa leadership ucraina una accesa disputa tra due fazioni. La prima che vorrebbe la prosecuzione della guerra ad ogni costo e la seconda che, preso atto della impossibilità di vincere e di riportare la situazione a quella precedente il 24 febbraio, sembra disposta a trovare un compromesso che risparmi al paese ulteriori sacrifici. In tale quadro andrebbe interpretata la recentissima e massiccia epurazione all’interno dei vertici del governo e dei servizi di sicurezza ucraini. A questo si aggiunga che il presidente Zelensky solo qualche settimana fa ha bandito tutti i partiti politici di opposizione, specie quelli russofoni; inoltre il 21 luglio scorso ha privato della cittadinanza anche Igor Kolomoisky, l’oligarca che ne aveva determinato l’affermazione come presidente della repubblica.
Sembrerebbe quindi che Zelensky e il suo entourage abbiano colto in diversi apparati e livelli dello stato una sensazione di stanchezza nel proseguire una guerra che sempre più realisticamente non si può vincere. In questo contesto atti come l’accordo del 22 luglio sul rilascio del grano dai porti ucraini potrebbero rappresentare un primo tentativo di avvicinamento tra le parti anche se entrambe negano decisamente.
Voci dal fronte del Donbas riportano sempre più insistenti lo scoraggiamento dei militari di Kiev. Si tratta in gran parte di ucraini del centro e dell’ovest che quotidianamente sono costretti a verificare come la popolazione russofona del Donbas, malgrado le distruzioni e le sofferenze imposte dalla guerra, non nutre certo sentimenti anti-russi.

Zelensky sa quindi che si sta avvicinando l’ora in cui sarà necessario abituare il popolo alla realtà. Si tratterà quindi di far comprendere che intere regioni come il Donbas o la Crimea, molte città e villaggi non torneranno più sotto il controllo di Kiev. Tuttavia il Presidente sa bene che è rarissimo che un leader politico, quale egli si è dimostrato essere, possa sopravvivere a una guerra specie se perduta.
Zelensky non può tuttavia decidere da solo sull’esito di un conflitto che condotto su scala regionale ha assunto dimensioni globali. Gli USA hanno finora investito oltre 40 miliardi di dollari in aiuti all’Ucraina e una simile cifra li autorizza di fatto ad avere un grossa voce in capitolo sulla fine o sul prosieguo della guerra. Washington sta oggi premendo su Kiev per il prosieguo della guerra, convinto che questo porterà se non alla vittoria dell’Ucraina, almeno ad uno stallo anche nel Donbas. Sembrerebbe quindi che ci sia l’intenzione di far sanguinare entrambe le parti fino alla comune accettazione del fatto che nessuna delle due può vincere e su questa base negoziare.
Ciò che fino a questo punto appare chiaro è che gli USA non hanno alcun interesse o volontà a giungere ad uno scontro diretto con la Federazione russa e questo anche in contrasto con alcuni dei loro alleati – Polonia e repubbliche baltiche in testa – che invece non dimostrano la stessa determinazione. Questo in linea teorica ma nessuno può sapere ora come reagirebbe la Russia nell’ipotesi di un massiccio bombardamento all’interno del suo territorio o alla distruzione di un’infrastruttura vitale come, ad esempio, il ponte di Kersh. Viceversa c’è da chiedersi se anche gli USA riuscirebbero a rimanere fuori dal conflitto qualora un incidente o un attacco proditorio portassero alla perdita di un consistente numero di militari americani per mano russa.

Sono infine da ricordare le ripetute dichiarazioni di esponenti russi su come la Russia non si accontenterà del solo Donbas, né della Crimea, ma voglia estendere il proprio controllo sull’intera Ucraina. “L’Ucraina come la conoscete oggi non esisterà più” ha dichiarato solo poche settimane fa il Vicepresidente del Consiglio di Sicurezza della Federazione russa, Dmitry Medvedev.
Al di là della propaganda e dei desideri resta il fatto che ad oggi la Russia non è però in grado di andare molto al di là di quanto ottenuto finora. Ciò introduce ad una considerazione finale: l’importanza vitale per l’Ucraina che le truppe sul fronte del Donbas tengano ancora a lungo, malgrado il continuo e doloroso logoramento cui sono sottoposte. L’eventuale, improvviso cedimento del fronte del Donbas e il conseguente sfaldamento dell’esercito di Kiev consentirebbe infatti a Mosca di ricalibrare le proprie aspettative estendendole fino al Dnepr o, forse, fino a ODESSA.
Altro aspetto da considerare è che in una prospettiva futura neppure tanto improbabile il dissanguamento delle unità ucraine priverà una futura resistenza armata di quel personale dotato di una ottima preparazione militare e delle conoscenze tattiche indispensabili alla condotta di un’eventuale guerriglia. In altri termini dissanguare oggi le brigate di Kiev preverrà Mosca dal dover fronteggiare una guerriglia dura e determinata di stile ceceno. Chi guiderebbe infatti il milione di uomini evocati da Zelensky per la grande controffensiva ora che gran parte degli ufficiali nei gradi da capitano a colonnello sono ormai fuori combattimento?
Quella che si sta giocando nel Donbas così come a Kharkiv e a Kherson è dunque una partita definitiva che non sembra prevedere una rivincita. L’esercito ucraino è obbligato se non a contrattaccare almeno a resistere pena non una semplice sconfitta, ma una vera e propria disfatta che proietterebbe il conflitto verso ambiti del tutto diversi. Da parte sua la Russia sembra ancora nella sua piena capacità di proseguire la lotta. Gli effetti delle sanzioni imposte dall’Occidente sono stati in gran parte assorbiti aprendo a nuovi mercati con sorprendente velocità e quella in Ucraina è ancora una guerra lontana dal cuore profondo della Russia slava. La mobilitazione generale non è stata dichiarata e i reparti inviati a combattere in Donbas provengono dalle repubbliche più estreme della Federazione. Al contrario l’Ucraina è in profonda crisi di personale. Il governo di Kiev ha chiesto a quello di Varsavia di censire tutti i cittadini maschi in età militare e di valutare/favorire il loro rientro in patria per unirsi all’esercito. Allo stesso modo si sono avviate le procedure per la chiamata alle armi dei 45-50enni. Quel che manca a Kiev non sono tanto le armi, il denaro o la volontà di combattere, ma gli uomini da spedire al fronte.
- GENERALITA’
- Livello strategico
Il 29 giugno scorso, a Madrid si è svolto un importante vertice della NATO. In esito al vertice:
- La Russia è stata indicata come la principale minaccia alla sicurezza;
- Finlandia e Svezia hanno iniziato il loro percorso per essere a breve accolte nell’alleanza;
- La Cina viene indicata per ora non come una minaccia ma come un concorrente;
- Si riaffermeranno le 3 missioni principali dell’alleanza (i 3 core tasks): DETERRENZA E DIFESA, GESTIONE DELLE CRISI e COOPERAZIONE PER LA SICUREZZA.
- Per la COOPERAZIONE AI FINI DELLA SICUREZZA, si riafferma che la UE è partner unico è essenziale; si sottolinea che il MAR NERO, l’area MENA (Medio Oriente e Nord Africa), il Sahel, i BALCANI OCCIDENTALI e l’INDOPACIFICO sono aree di interesse strategico.

Nei giorni scorsi Washington e Varsavia hanno raggiunto un ulteriore accordo per la fornitura a Varsavia di altri carri armati M1 Abrams MBT prodotti negli Stati Uniti. In cambio la Polonia fornirà all’Ucraina fino a 290 dei suoi carri armati T-72 modificati. Questo potrebbe consentire di convertire due ulteriori brigate di fanteria motorizzata in brigate di fanteria corazzata/meccanizzata. La prima delle spedizioni risulta essere stata effettuata il 14 luglio scorso.
Il Portogallo sta inviando un lotto di 14 M113 A2 in Ucraina. Si tratta di veicoli cingolati da trasporto truppe ormai obsoleti eventualmente impiegabili in compiti logistici a ridosso della linea del fronte.
Il 22 luglio, in Turchia, è stato firmato un accordo tra Ucraina e Russia per l’apertura al trasporto via mare del grano dai porti ucraini. L’accordo favorito dalla mediazione turca è stato stipulato alla presenza del rappresentante delle Nazioni Unite.

- Livello tattico
In questa seconda metà di luglio la campagna nell’Ucraina orientale ha registrato il più basso livello di attività dall’inizio dell’invasione, il 24 febbraio scorso.
Si tratta probabilmente di una necessaria pausa operativa dopo la conquista del saliente di SEVERODONETSK-LYSYCHANSK. La presa della oblast di LUHANSK rappresenta un momento fondamentale dal punto di vista operativo e la prima, importante vittoria russa dall’inizio del conflitto. Si stima infatti che le forze ucraine dal 25 giugno scorso abbiano perso un quarto delle loro unità di manovra, in gran parte nella sacca di SEVERODONETSK-LYSYCHANSK mentre le forze russe, nello stesso periodo, avrebbero ricevuto in rinforzo/sostituzione circa 15 gruppi tattici.
Il rapporto di forza delle unità di manovra sarebbe così passato da quasi 1:1 ad 1:2 a favore dei russi. In realtà è molto difficile misurare questa evoluzione. Ma è indubbio che le forze ucraine abbiano subito forti perdite durante la battaglia, in particolare nella fase di ritirata in cui diverse unità sono state circondate e dove molte attrezzature ed armi pesanti sono state abbandonate.
Terminata la battaglia per SEVERODONETSK-LYSYCHANSK i russi hanno mantenuto ovunque l’iniziativa ma le operazioni si sono limitate a combattimenti locali, ricognizioni in forze, limitate puntate offensive per la presa di posizioni. La stragrande maggioranza di queste piccole manovre ha avuto luogo intorno alla nuova zona-obiettivo russa individuata nel triangolo SLOVIANSK-SIVERSK-BAKHMUT.
Le forze russe si trovano pertanto in una posizione favorevole per condurre una risoluta azione offensiva contro la parte più debole dell’organizzazione difensiva ucraina nel nord dell’oblast di DONETSK.
A nord sono ripresi intensi i combattimenti nella zona di KHARKIV e nelle adiacenze di IZIUM. Si segnalano bombardamenti missilistici nella zona di SUMY e nella stessa KIEV.
A sud proseguono i combattimenti nella zona di KHERSON per il controllo di questo importantissimo snodo, porta d’accesso alla penisola di Crimea.
La tecnica di combattimento privilegiata dagli attaccanti russi è di logorare le difese ucraine attraverso un massiccio e continuo fuoco di artiglieria e con l’ampio ricorso alla guerra elettronica per impedire l’utilizzo dei droni e di altro armamento a guida elettronica. Ciò porterà nel prossimo futuro e qualora non intervengano elementi nuovi al deciso indebolimento dei reparti ucraini che saranno impediti dal condurre azioni controffensive anche a livello locale.

Il principale ostacolo al completo successo di questa tattica di combattimento è l’impiego da parte ucraina di artiglieria a lunga gittata e di missili in grado tutt’ora di colpire ben in profondità il territorio occupato, distruggendo depositi di munizioni e di carburanti, istallazioni della logistica di sostegno e talvolta posti comando di elevato livello. Al riguardo la progressiva introduzione in combattimento dei sistemi americani HIMARS si è dimostrata di estrema efficacia, sebbene non in grado di sovvertire le sorti del combattimento.
Non è tuttavia al momento possibile valutare per quanto tempo i russi potranno sostenere un simile sforzo offensivo estremamente oneroso dal punto di vista logistico per l’elevatissimo consumo giornaliero di granate di artiglieria. Giorno dopo giorno per il comando russo sta diventando prioritario interrompere o degradare la rete stradale e ferroviaria che assicura un limitato ma costante rifornimento di munizionamento e di nuovi armamenti ai difensori. Al riguardo un significativo indicatore è l’incremento delle sortite aeree in profondità così come l’uso di droni armati e il lancio di missili su istallazioni ritenute depositi di armi o munizioni in tutto il territorio ucraino.
Nei prossimi giorni e fino alla fine di luglio si dovrebbe verificare il proseguimento dell’offensiva russa per il controllo delle direttrici che conducono a SIVERSK attraverso SEREBRIANKA, consolidando il controllo dell’area di BERESTOVE lungo la autostrada T1302. Stabilite queste condizioni sarà possibile sviluppare un attacco diretto contro SIVERSK da nord est e da sud est.
Sebbene questa sembri essere la direttrice d’attacco prescelta continuano i tentativi di raggiungere SIVERSK anche da nord percorrendo la autostrada M03. In tale contesto si inquadrano i combattimenti per gli abitati di BAKHMUT e di AVDIIVKA.
La difesa ucraina tiene ancora.
Settore di SLOVIANSK,
La conquista delle città di SEVERODONETZ-LYSICHANSK ha dimezzato l’ampiezza dell’originaria area della battaglia ora concentrata tra il fiume Siversk-Donetz e le due città di SLOVIANSK e KRAMATORSK. Queste ultime, insieme a quelle già citate e conquistate in giugno, intercettano due importanti assi viari che, con andamento nord-sud, uniscono le repubbliche separatiste di Donetz e Lugansk al resto dell’Ucraina.
In questo settore la cosa più interessante è lo sforzo compiuto sul villaggio di KURULKA, a una ventina di chilometri a nord-ovest di SLOVIANSK e che sembra indicare come i russi non abbiano rinunciato ad avvolgere la città da ovest e ad impadronirsi del punto chiave di BARVINKOVE.
L’area è tuttavia ancora saldamente difesa da tre brigate ucraine, tra cui la 3a Brigata corazzata e da diversi battaglioni di milizie. Le uscite nord-orientali di SLOVIANSK, di fronte alla zona forestale del fiume Donets, un asse di avvicinamento difficile per i russi, sono tenute dalla 95ª brigata d’assalto aereo e non hanno conosciuto attività particolari.
Gli eventi più importanti si sono verificati a ovest di SLOVIANSK-KRAMATORSK sulla nuova linea di difesa nord-sud SEVERSK-SOLEDAR-BAKHMUT stabilita dopo il ritiro di Lysychansk. La linea stessa è tenuta da cinque brigate ucraine, tre delle quali hanno già sostenuto i combattimenti nella sacca di Severodonetsk-Lysychansk e sono senza dubbio molto indebolite.

Settore di KHARKIV.
Quest’area è di vitale importanza per l’esercito russo in quanto controlla l’autostrada E105 uno dei principali assi logistici dell’armata russa nel nord. L’autostrada collega infatti la città russa di BELGOROD, grande base arretrata dell’operazione, alla città ucraina di KHARKIV.
Qui russi e ucraini si contendono il possesso delle piccole città e dei villaggi lungo il confine distante appena 70 km. Di assoluta rilevanza per i russi è inoltre il controllo dell’asse che collega BELGOROD a IZIUM, via VOLTCHANSK e KUPIANSK.
Nel periodo 7-15 luglio le unità russe hanno osservato una pausa operativa per rigenerare la propria capacità offensiva usurata nei duri combattimenti per il possesso di SEVERODONETZ e LYSYCHANSK. Questo ha impedito di mantenere un forte pressione sui reparti ucraini in ripiegamento verso la nuova linea di contatto. Al termine della pausa operativa i combattimenti sono ripresi ma con limitati guadagni da parte russa.
L’esercito russo sta ora concentrando gli scarsi sforzi offensivi per espandere verso sud l’enclave di HURIV KOZACHOK (circa 30 km a nord di KHARKIV). I combattimenti si sono concentrati attorno alla cittadina di UDY e lungo la autostrada T2117.
La disposizione e il censimento delle unità sia russe, sia ucraine operanti nel settore è molto difficile e sostanzialmente impreciso. Tuttavia nelle ultime settimane è evidente come le unità ucraine del settore stiano proseguendo con un certo successo il contenimento delle forze russe all’interno della citata enclave di KOZACHOK. Reparti dell’esercito ucraino hanno anche condotto contrattacchi locali e puntate offensive a cavaliere dell’autostrada T2117 per alleggerire la pressione russa su TSUPIVKA. Analoghe azioni sono ancora in corso lungo la autostrada E105 nella zona di DEMENTIVKA.
Le forze russe stanno continuando a mantenere e rinforzare le posizioni raggiunte tra KOZACHA LOPAN e ZELENE dalle quali controllano gli approcci al fiume SILVERSKY DONETS e quindi al confine russo-ucraino. Nel sotto-settore di TERNOVA, RUBIZHNE e VESELE continuano invece a premere con un intenso fuoco di artiglieria e con limitate azioni di fanteria. L’obiettivo sembra essere quindi la conquista degli abitati di UDY e di SOSNIVKA.
I russi sembrano dunque non aver abbandonato l’intenzione di espandere la loro testa di ponte a nord di KHARKIV al presumibile scopo di controllare – prima o poi – quella che è la seconda città d’Ucraina.
Il concentrarsi dell’offensiva nel Donbas sembra comunque privarli delle necessarie forze per condurre a termine questa missione almeno nelle prossime settimane. In apparenza i russi sembrano ora concentrati nel rinforzare le proprie posizioni a difesa del terreno già conquistato che dovrebbe fungere da base logistico-operativa per la condotta di un successivo ciclo operativo. L’impiego in teatro dei sistemi lanciamissili USA “HIMARS” sta infatti esponendo a concreto rischio i depositi logistici dell’armata russa nelle retrovie del fronte. L’eventuale rallentamento/interruzione del flusso logistico verso le unità a contatto rappresenta infatti una delle maggiori vulnerabilità del dispositivo offensivo russo.
Tuttavia, sebbene quelle nell’area di KHARKIV siano operazioni inseribili nell’ambito di uno sforzo offensivo secondario o concorrente rispetto a quello sviluppato più a sud in Donbas, i combattimenti oggi in corso per il controllo delle autostrade T2117, E105, T 2104 e M 03 appaiono importanti in vista di una eventuale, futura azione contro KHARKIV. Come effetto correlato l’esercito ucraino è peraltro costretto ad assegnare a questo settore una significativa aliquota di forze, così sottraendole al settore del Donbas o alla paventata, futura “grande offensiva”.
Ad oggi, ultima decade di luglio, in questo settore la linea di contatto si è spostata ad ovest, includendo la città di UDY e mantenendosi invece invariata tra VESELE e TERNOVO. La definitiva conquista della cittadina di RUBIZHNE rimane una delle priorità del comando russo in questo settore.

Zona di IZIUM.
La città e le sue adiacenze che nei mesi precedenti erano state fortemente coinvolte nei combattimenti, dopo una pausa di circa un mese, sono di nuovo sotto attacco.
Ad ovest di IZIUM reparti dell’esercito ucraino appartenenti alla 93a Brigata meccanizzata e alcuni battaglioni della 95a Brigata di assalto aereo continuano la difesa di posizioni contro reparti russi del 423° reggimento motorizzato e della 34a Brigata motorizzata “Guardie”.
Gli scontri si svolgono in una vasta area boscosa ad ovest di IZIUM tra IVANIVKA E SPIVAKIVKA e sono principalmente duelli di artiglieria.
A sud della città di IZIUM reparti russi mantengono la pressione verso BARVINKOVE allo scopo di recidere le linee di comunicazione e rifornimento ucraine tra LOZOVA e SLOVIANSK. Altri attacchi sono condotti contro l’abitato di IVANIVKA la cui caduta garantirebbe l’attacco russo di un solido perno di manovra per un robusto attacco contro SLOVIANSK. Infine a sudest di IZIUM l’esercito russo continua una lenta ma costante avanzata lungo l’autostrada E40. Tuttavia truppe ucraine mantengono ancora le posizioni sulla linea difensiva BOHORODYCHNE-KRASNOPILYA- DOLYNA.
Prosegue intenso il fuoco missilistico e di artiglieria contro le difese ucraine a nord est di SLOVIANSK. Lo scopo sembra essere di costringere i difensori ad abbandonare le posizioni organizzate a difesa e a proseguire la resistenza sul terreno aperto.
Nei prossimi giorni e fino alla fine di luglio si dovrebbe constatare il proseguimento dell’offensiva russa per il controllo delle direttrici che conducono a SIVERSK attraverso SEREBRIANKA, consolidando il controllo dell’area di BERESTOVE lungo la autostrada T1302.
Stabilite queste condizioni sarà possibile che nei prossimi giorni si sviluppi un attacco diretto contro SIVERSK da nord est e da sud est. Sebbene questa sembra essere la direttrice d’attacco prescelta continuano i tentativi di raggiungere SIVERSK da nord lungo la autostrada M03 e gli abitati di BAKHMUT e AVDIIVKA. La difesa ucraina tiene ancora.

Settore di ZAPORIJIA.
Questo settore è attualmente abbastanza calmo. La densità delle forze contrapposte appare insufficiente per l’avvio di operazioni significative.
I combattimenti sembrano limitarsi ad attacchi locali per il conseguimento di migliori posizioni e in un aggressivo pattugliamento armato. Tali azioni sono condotte da unità a livello compagnia/battaglione. Di maggior rilievo sono i continui e intensi duelli di artiglieria tra i due schieramenti.
Alcune fonti riferiscono che la centrale atomica e le sue adiacenze siano utilizzate dall’artiglieria russa sia come deposito munizioni, sia per il lancio di missili. Quello di Zaporijia è il più grande impianto nucleare in Europa e il nono più grande al mondo. La centrale si trova nella città di ENERHODAR, sulle rive del fiume Dniepr, a 200 km dalla regione contesa del Donbas e 550 km a sud-est di Kiev.
Da parte ucraina si segnala l’arrivo in zona di nuovi reparti di fanteria e di altri gruppi di artiglieria che potrebbero preludere a una prossima controffensiva locale da condurre verosimilmente nella zona di VUHLEDAR. Tale controffensiva, da condurre verosimilmente negli ultimi giorni di luglio più che a riguadagnare posizioni perdute punterebbe a far diminuire la pressione russa nel settore HORLIVKA-DONETSK riprendendo il controllo delle linee di comunicazione e delle ferrovie ora in mano russa.
Le forze di occupazione russa proseguono nella “russificazione” delle zone di MARIUPOL, MELITOPOL, TOKMAK e ENERHODAR.
Settore di KHERSON.
Tra la fine di giugno e la prima metà di luglio l’esercito ucraino ha condotto un robusto e dispendioso contrattacco nella parte settentrionale dell’oblast di KHERSON e contro la periferia orientale della città. In particolare negli ultimi giorni è stato colpito il ponte Antonovsky che attraversa il fiume DNIEPR in città con il risultato che ora i rifornimenti russi per l’area di Kherson dovranno viaggiare molto via Nova Kakhovka. E’ ancora disponibile tuttavia un ponte ferroviario a Prydniprovske, pochi chilometri più a nord, ma non sorprenderebbe che nei prossimi giorni anch’esso venisse distrutto o reso inagibile.

Le unità di Kiev sono state in grado di respingere verso est le forze russe per circa 10 – 15 chilometri senza però conseguire alcun obiettivo di valore tattico né tanto meno operativo. I russi si sono limitati a ripiegare all’interno del perimetro difensivo che circonda la città e che fin ai primi giorni dell’invasione è stato continuamente incrementato e rafforzato. Il possesso di KHERSON è infatti vitale per la Russia in quanto la città funge da porta di accesso alla Crimea e sempre da KHERSON si controlla il Canale Nord Crimea che assicura l’acqua a tutta la penisola. I russi negli ultimi giorni, hanno inviato rinforzi significativi nell’area. In particolare i rapporti indicano l’arrivo di due battaglioni di truppe aviotrasportate, più una brigata equipaggiata con vecchi missili balistici Tochka che si credevano ormai in via dismissione.

In questa fase fluida l’esercito russo dovrà essere in grado di riorganizzare il proprio dispositivo logistico, soprattutto per quel che riguarda i depositi di munizioni e carburanti, sottraendoli al fuoco dell’artiglieria ucraina che in questa zona si è dimostrato particolarmente efficacie. Se ciò non avverrà si potrebbero presentare le condizioni per un’ulteriore offensiva ucraina, magari supportata da reparti partigiani, che potrebbe causare la rottura del dispositivo difensivo russo.
Area di MYKOLAIV e ODESSA
Continua il lancio di missili e il fuoco aereo e di artiglieria contro obiettivi in ODESSA e MICKOAYV. Tuttavia per il momento queste due città non sono interessate da alcuna manovra offensiva da parte russa. Il 23 luglio, a poche ore dalla firma di un accordo internazionale per il ripristino del commercio del grano dai porti ucraini, quattro missili Kalibr hanno colpito le istallazioni portuali di ODESSA.
La marina ucraina ha provveduto al minamento del golfo di DNIPROVSKA che conduce a KHERSON e a MYKOLAYV
Il blocco navale russo attorno al porto di ODESSA ha subito una significativa riduzione a causa dell’introduzione da parte ucraina di missili anti-nave Harpoon. A questo si aggiunga da parte ucraina l’incrementata capacità di sorveglianza e acquisizione obiettivi in mare che hanno contribuito a indebolire il blocco russo. Da parte russa – dopo l’abbandono dell’Isola dei Serpenti – si segnala lo schieramento in Crimea di ulteriori batterie di missili S-400 e S-300 in grado di battere agevolmente l’intero territorio ucraino.

CRIMEA – Porto di SEBASTOPOLI
Il 18 luglio scorso la ricognizione aerea ha segnalato la presenza presso il porto di Sebastopoli delle seguenti unità navali russe:
- .nr 1 fregata lanciamissili classe Grigorovich;
- .nr 2 fregate classe Krivak
- .nr 1 battello da pattugliamento costiero
- nr. 1 corvetta lanciamissili classe Bora
Si conferma che almeno sei sottomarini classe Kilo sono operativi nel mar Nero. Ciascuno di essi dispone di quattro lanciatori per missili cruise Kalibr.
In porto proseguono le operazioni di scarico di navi cerealicole provenienti dall’Ucraina.
Grazie
Molto completo ed esaustivo