MILANO – UNA CITTA’ BARRICATA

La prima volta che arrivai a Milano era una mattina di settembre, fresca e umida. Troppo per me che una settimana prima me ne stavo a Napoli, Monte di Dio. Sulla spallina ancora due stellette da tenente dei bersaglieri; quella da capitano l’avrei trovata nella nuova sede, a metà di viale Giovanni Suzzani, al civico 125. Caserma Mameli.

Milano – Arena Civica … Celebrazione del 18 giugno – anniversario fondazione del Corpo dei Bersaglieri.

La macchina me l’avevano rubata pochi giorni prima, a Napoli, in via Mezzocannone: una golf diesel bianca con tettuccio apribile. Solo un cretino marchigiano come me l’avrebbe parcheggiata in via Mezzocannone per tutta la notte, ma a 26 anni si ha diritto ad essere cretini e geniali con generica propensione verso il primo. Così me ne stavo in stazione centrale, alla fermata della 42, aspettando il bus per il 18° battaglione bersaglieri. Gli avevano trovato un posto in una vecchia caserma del tempo della guerra, un tempo in estrema periferia; alle spalle del vecchio tabacchificio e poco lontano dall’ospedale Niguarda, nomi e luoghi sconosciuti.

Milano mi aveva fatto una impressione sconcertante e vagamente estera. Non aveva la compassata alterigia affumicata di Torino dove avevo frequentato la scuola e neppure la banalità ordinata e paludosa di Novara. Milano, come cantava Lucio Dalla “fa una domanda in tedesco e ti risponde in siciliano”. L’anno precedente l’avevo trascorso a Napoli. Dalla finestra dell’alloggio, giusto a fianco all’infermeria, si vedeva Capri e il cielo. Mi colpì il fatto che Milano non avesse cielo. Al suo posto il padreterno aveva rovesciato un bicchiere di orzata lattiginosa nel quale nessuno avrebbe mai sospettato galleggiassero le nuvole. Milano non aveva neppure il mare, né un bosco e neppure uno straccio di collina. Era il frattale dello stesso incrocio contornato da identici palazzi, con l’edicola all’inizio, le fermate dei mezzi e all’ingresso gli stessi 4 cartelli : “COMO”, “TORINO”, “SEMPIONE” e “GENOVA”. Perdersi a Milano non era difficile, ma inevitabile.

Potrei proseguire nella lista dei difetti che man mano trovavo a questa città, davvero brutta, tuttavia c’era qualcosa nell’aria e nella sua gente che te la rendeva all’inizio curiosa e poi addirittura simpatica. Forse la consapevolezza che i milanesi avevano maturato di vivere in una brutta città e nello stesso tempo saperci ridere su. Dopo un po’ capii che avevano sostituito l’estetica con la pratica e il tutto funzionava benissimo.

Comprai casa. Non proprio a Milano perché anche allora i prezzi per uno statale imponevano la rapina in banca, ma a Sesto San Giovanni, la “Stalingrado d’Italia”. Cinisello, Bresso, Sesto San Giovanni, Affori…tanti modi di chiamare la stessa città, metodo un po’ classista ma almeno a prezzi più popolari. A Roma anche chi abita in un piano terra a Osteria Nuova può dire “So’ dde Roma”; a Milano a metà di viale Sarca sei già a Berlino Est.

Deve esserci qualcosa nell’aria oppure secoli fa i milanesi avranno subito qualche affronto imperdonabile per mantenere quest’aria schifata e snob nei confronti di chi li circonda. Vai a saperlo.

Giuseppe Sala, Sindaco di Milano e della città metropolitana.

Anche il dottor, grandlupman, dirigente d’azienda e dirigente pubblico, sindaco di Milano e dell’omonima città metropolitana Giuseppe Sala detto Beppe dagli amici deve essere uno così, una sorta di martini dry della politica: un terzo di snob, un terzo di talebano di sinistra e un terzo di coglionaggine. Olivetta a piacere. Per salvare Milano dall’inquinamento, garantirle la svolta verde, allinearla all’Europa, lanciarla nel terzo millennio e mille altre magnifiche sorti e progressive si è barricato all’interno dei limiti del comune, cosa che da quelle parti non si vedeva più dai tempi di Federico Barbarossa.

Cosa è successo? Semplice. Dagli inizi di ottobre non solo se hai un veicolo euro 3 o 4, ma anche euro 5 o 6 non pensare neppure di avvicinarti alla città. Anche se una marmitta euro 6 puoi usarla al posto dell’aerosol a Giuseppe Sala detto Beppe dagli amici non importa una cippa. Comprati un’auto elettrica, impara ad andare in monopatino, tira fuori la bicicletta dal garage o, se ce la fai, prendi un taxi, ma non t’azzardare a salire in macchina. Questo l’ecologico invito di Giuseppe Sala detto Beppe dagli amici.

L’ostracismo vale anche per l’idraulico con il suo Fiorino, per la squadra di muratori bergamaschi pressata dentro l’IVECO Daily rigorosamente bianco, rigorosamente ammaccato e anche per il Mercedes che scarica il pane al supermercato. Sala guarda tutti e non vuole nessuno.

foto WEB

Più per desiderio di rivedere vecchi amici che per reale necessità a giorni avrei avuto motivo di tornare a Milano, una città che amo e dove ritornavo sempre con grande piacere. Tuttavia mi trovo a considerare che una settimana potrebbe non essermi sufficiente per imparare ad usare il monopattino. A 60 anni compiuti e per giunta in giacca e cravatta mi sentirei un po’ cretino a traballare la sopra. Potrebbe anche dipendere dalla mia inadeguatezza meridionale nel sentirmi affascinato dalle nibelungiche trovate di quest’illuminata giunta. Sto quindi meditando di rimandare l’impegno oppure, a malincuore, disdirlo per “impraticabilità di campo”.

Di certo Giuseppe Sala detto Beppe dagli amici sarà soddisfatto. A me rimane la sorpresa di vedere gente che sapevo ragionevole, pratica e anche combattiva essere stata completamente anestetizzata da questa fantastica e visionaria giunta comunale la quale tiene così tanto alla qualità dell’aria che è disposta a farti licenziare o fallire per difenderla. Penso che me ne resterò quindi nel mio paesino dell’Alto Lazio dove si parla un italiano post-medioevale, in piazza ogni tanto ci trovi i cavalli e il nostro sindaco non ha velleità di passare alla storia.

Bene così Giuseppe Sala detto Beppe dagli amici, tra i quali non ci sono certo io.

3 pensieri riguardo “MILANO – UNA CITTA’ BARRICATA

  1. Simpatico racconto,sono appena stata a Milano e per trovare un bar nella zona città studi ho dovuto camminare oltre quaranta minuti, entrare al politecnico e fare una fila di oltre un quarto d’ora per avere un cattivo caffè.

  2. Un simpaticissimo racconto! La sua brillante penna riesce a rendere gradevoli anche gli argomenti spiacevoli.

  3. Suvvia, in fondo il Sindaco chiede solo un piccolo sacrificio affinché i ricchi possessori di inquinantissimi SUV, che ogni santo giorno muovono più di una tonnellata di ferraglia per trasportare un cristiano di circa 80 kg, possano scorrazzare senza essere continuamente rallentati dalle puzzolenti e démodé euro 4 e 5 della plebaglia che si alza alle 5 del mattino per andare a lavorare. Quello che conta è che quando avranno finito di strozzarci lentamente, potremo respirare a pieni polmoni.

I commenti sono chiusi.