ALEPH E IL DITO DI DIO

Fu Dio a disegnare nel cielo le lettere. Le disegnò una per una.

La prima fu “Aleph”, il segno che apre e chiude i mondi e annulla il tempo, e poi continuò a tracciare altre linee e altre curve nell’azzurro finché, giunto alla “Tau“, si fermò.

la lettera Aleph, la prima nell’alfabeto ebraico

Ogni gesto tracciato nel cielo portava l’eco della sua voce; il profumo del suo respiro. Gli uomini li avevano osservati come un bambino guarda alle nubi e il contadino ai cirri che annnciano la gelata. Non capirono ma quello era il respiro di Dio e tanto bastò perché da allora li avrebbero ricordati, conservati e riprodotti fino alla fine dei tempi. Ogni segno sapeva parlare agli altri uomini del profondo dell’anima e della natura che li avvogeva, faceva comprendere il mondo e sapeva far arrendere alla magia dell’incomprensibile.

Ogni segno non permetteva mai al passato di scomparire del tutto, né al futuro di chiudersi nella conchiglia di un sogno. E nel presente faceva esclamare “Guarda !” a chi non aveva ancora visto.

Sarà per questo che anche oggi le parole riportano il profumo del sacro.

Sarà per questo che vanno conosciute, ricordate e rispettate. Sarà per questo che sono loro, le PAROLE, a muovere qualsiasi fatto, a generare qualsiasi sorriso, far sgorgare qualsiasi lacrima e consolare ogni dolore.

Scrivere e leggere fa entrare in questo mondo profondo dove ognuno è viaggiatore e vagabondo. Camminiamo senza paura tra i segni che Dio ha tracciato sull’azzurro.

Un pensiero riguardo “ALEPH E IL DITO DI DIO

  1. Non avevo mai letto ne ascoltato la descrizione delle PAROLE.
    Ne sto prendendo atto e conoscenza mentre scrivo questo commento.
    Ho appena realizzato che esse sono i mattoni dell’esistenza.
    Grazie Paolo.

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