Armiamoci e aspettiamo; qualcuno, prima o poi, ci attaccherà.
L’8 marzo 1978 usciva “Sotto il segno dei pesci” di Antonello Venditti. Otto giorni dopo, in via Fani, le Brigate Rosse avrebbero rapito Aldo Moro restituendolo dopo 55 giorni: cadavere. Noi intanto si cantava “Gianna” o “Figli delle Stelle” e alle feste ballavamo i Bee Gees, cercando di stringere forte la più carina della compagnia. Ovviamente senza fortuna.

L’improvviso amarcord mi è scaturito ascoltando le ultime dichiarazioni di EuroUrsula sull’improcrastinabile necessità che si corra tutti rapidamente al cannone.
Indossato l’elmo chiodato e impugnato il gladio l’EuroUrsula ha annunciato “Hannibal ad portas”. Su chi fosse mai Hannibal, a quale porte si annunciasse e soprattutto quando non c’è stato comunicato, ma pazienza. C’è voluto Macron per spiegarci che Annibale erano le incolte orde cosacche che a breve avrebbero abbeverato i loro cavalli alla Senna. L’ultimo a farlo era stato lo zar Alessandro I nel 1814, ma, si sa, certi traumi, per citare ancora Venditti – “fanno dei giri immensi e poi ritornano”. Ma per tornare alla primavera del ’78, vi ricordate “bomba o non bomba”? In quella 2025, ascoltando l’EuroUrsula siamo di nuovo a:”… Manca l’analisi e poi non c’ho l’elmetto“. In attesa che Amazon ci consegni il nostro elmetto personale, tentiamo dunque una breve analisi.

Punto primo: cosa ha proposto l’EuroUrsula? La vigente vulgata da bar sport ripete che Leuropa (no, non è un errore) caccerà 800 miliardi di euro per comprare i cannoni. Punto. In realtà EuroUrsula – nella sua immensa magnanimità e nel tentativo di salvare la vita ai cavalli cosacchi che qualora davvero si abbeverassero alla Senna rischierebbero un’epatite fulminante – ha tenuto a specificare quanto segue: Gli stati de Leuropa che – bontà loro – decidessero di dare una svecchiata ai loro arsenali potrebbero farlo anche sforando i vincoli di bilancio imposti. Insomma, è possibile profanare il Sacro Graal dei Vincoli e se volete comprare missili e aerei a debito, ebbene, fatelo pure tranquilli. Vi rimarrà certo il debito che finanzierete come al solito aumentando le tasse alla gleba oppure reperendo soldi freschi sul mercato emettendo buoni del tesoro. D’altra parte, non si servono pasti gratis, ma almeno Leuropa non imporrà di pagare la sovrattassa prevista dalla legge a carico dei ritardatari.

Ma non è finita qui. Rimarrebbero un 150 miliarducci che andrebbero a finanziare programmi d’armamento paneuropei, ad esempio sistemi di difesa contraerea di un certo valore oppure qualche satellite per la sorveglianza, sistemi trasmissivi etc. E non basta ancora. Ci sono sempre i fondi di coesione. Certo, i fondi di coesione erano stati pensati per ridurre le distanze economiche e di benessere tra i vari paesi che compongono Leuropa, ma, d’altra parte, vuoi mettere? C’è Annibale alle porte e gli assetati cavalli di Putin stanno già galoppando.
Questo, dunque, il piano di EuroUrsula: autorizzare a sforare i vincoli di bilancio, finanziare programmi intereuropei e attingere ai fondi di coesione per quel che manca. A patto che tutto sia riconducibile alla funzione difesa&sicurezza.

Da qualche parte qualcuno ha timidamente fatto presente che sarebbe stato utile poter sforare anche per la sanità o per il rinnovamento tecnologico delle industrie o per infrastutture, ma…Nein!! I più svegli stanno comunque già pensando di passare una mano di grigio-verde sugli apparati per TAC, mettere sacchetti di sabbia davanti a pronto-soccorso e di montare una torretta sugli scuolabus che per l’occasione non saranno più gialli, e ovvio.
Il secondo elemento di riflessione riguarda i tempi del risveglio. Sarà stata forse la primavera ma fino a due mesi fa, con i russi sempre in offensiva su Petrowsk, Zelensky sempre in felpa simil-decathlon e EuroUrsula sempre in impeccabile messa-in-piega, nessuno sentiva l’esigenza pressante di far debiti per comprare armi. Certo, Leuropa ad ogni pié sospinto ripeteva il mantra “L’Ucraina trionferà, la Russia sarà sconfitta e saranno ripristinati i confini del 2014” , ma a parte, una consistente bonifico di miliardi a Kiev, la donazione di ogni ferraglia d’arsenale ancora giacente nelle quasi deserte armerie di casa e la liturgica ripetizione del Canto di Vittoria, la furia nibelungica del Vecchio Continente finiva qui.

Nel frattempo sono arrivati Donaldo e Elonio i quali, senza tanti giri di parole, c’hanno dato gli otto giorni. “o vi date una mossa e vi adeguate al programma, o sono affari vostri! Anzi, da oggi in poi saranno dazi vostri”. Questo il nient’affatto ermetico messaggio.
In quel momento i sogni di EuroUrsula, popolati di tappi verdi attaccati alle bottiglie e automobiline elettriche che nemmeno la polistil, s’è svegliata sudata e trafelata con un orribile dazio che l’osservava maligna dalla testiera del letto. Come tutti quelli che si svegliano d’improvviso s’è guardata intorno disorientata, sperando che qualcuno gli dicesse cosa pensare. E l’ha trovato. Ha riascoltato le parole di Donaldo e ha marzialmente ha risposto “Signorsi”.
Quel signorsì ha forse momentaneamente tranquillizzato Donaldo che non vedeva l’ora che la solerte EuroUrsula dirottasse una buona parte di quei fondi verso la già straripante industria bellica americana. D’altra parte, Donaldo l’aveva promesso: “Make America great aganìn” e chi se ne frega se dall’altra parte dell’oceano Leuropa poteva calzare un cappellino con scritto “Make Europe Poorer”.

Intendiamoci, dopo oltre trent’anni di missioni di pace, di peacekeeper, di pacchi viveri e di sorridenti soldati che regalavano mazzi di fiori c’era bisogno che qualcuno ricordasse che un esercito serve, sostanzialmente, per combattere e vincere una guerra. Per servire pasti caldi c’è la Caritas. Tuttavia, un simile mutamento di fronte avrebbe avuto bisogno di un’approfondita, dettagliata e soprattutto onesta analisi della minaccia da fronteggiare e con quale priorità. Abbiamo paura del terrorismo islamico? Dei pirati cibernetici? Dei migranti usati come armi? Dei cosacchi? Bene. Una volta stabilito qual è la minaccia comune – tenete a mente l’aggettivo – più pressante e più pericolosa si sarebbe dovuto stabilire che cosa fare, a chi farlo fare e in che tempi. Nulla di tutto questo. Stante all’idea di EuroUrsula ogni stato de Leuropa dovrà invece compilare la sua lettera a babbo natale scrivendo cosa desidera. Un portaerei? Un scatola di elicotteri? Un migliaio di carri armati? A quel punto dovrà cacciare i soldi e comprarli, a debito preferibilmente al negozio di Donaldo che ci ha chiesto proprio questo: comprate tante belle cose nuove e compratele da me.

Ad essere maliziosi viene poi un pensiero. È chiaro che presentarsi al proprio elettorato che sia italiano, francese, spagnolo o britannico spiegando che questo e quello non si potrà più fare perché s’ha da comprare la portaerei nuova non susciterà scene di delirante entusiasmo, tutt’altro. Una simile politica indebolirà qualsiasi classe politica dovrà bere l’amaro calice con il risultato che Leuropa – sommatoria di ogni debolezza nazionale – sarà ancora più debole e, se fosse possibile, insignificante.
Ma chi ci vuole male fino a questo punto? Semplice: Donaldo.
L’ha anche detto in ripetute occasione tacciandoci si approfittatori, sfaticati, truffatori etc. Quello che più infastidisce Donaldo e metà dell’America che lo segue non è però la ritrosia europea a spendere quanto il modello di vita europeo. Un modello dove la sanità pubblica esiste, la scuola pubblica esiste ed è tutto sommato buona, le università aperte a tutti sfornano ancora premi Nobel, dove la gente in pensione mediamente campa ancora decentemente. Insomma, l’Europa è un modello antagonista all’America e questo Donaldo non lo può tollerare. Soprattutto non può tollerarlo ora che s’è reso conto che l’onnipotenza del paese dei liberi e dei forti non è così onnipotente come credeva e che prima o poi dovrà fare i conti con gli altri stati-civiltà. Cina in prima battuta. Leuropa con i suoi 500 milioni di ricchi e vecchi abitanti, pieni di risparmi custoditi nelle banche e privi di una qualsivoglia guida politica potranno prima essere spolpati e quindi abbandonati al loro destino.

Torniamo per un attimo alla questione del riarmo perché non è certo finita qui. Come avvenuto per il Covid 19 la risposta europea è sempre la stessa: cacciamo i soldi e superiamo l’emergenza. Giusto, ma non sufficiente.
È vero che occorre comunque spendere, ma occorrerebbe altrettanto agire anche nella direzione dei cittadini che ora abitano Leuropa ponendogli una semplice domanda: “tu saresti disposto a farti ferire, amputare o morire per gli ideali de Leuropa? Saresti poi disposto a uccidere in nome e per conto de Leuropa”. Bella domanda. Provate a farla in una qualsiasi classe delle superiori e vedrete la risposta. Occorre infatti riflettere innanzi tutto su noi stessi, su cosa siamo davvero, sul nostro grado di coesione, su quale sia il sistema valoriale ammesso che ne abbiamo ancora uno. Teniamo conto 11,2 milioni di ragazzi residenti nell’Unione Europea soffrono di disturbi psichici e che nella fascia di età compresa tra i 15 e i 19 anni, circa l’8% soffre di ansia e il 4% di depressione. Dopo gli incidenti stradali, il suicidio è la seconda causa di morte tra i giovani e questo non lo dico io ma il rapporto dell’Unione Europea “ The State of Children in the European Union 2024”. Del fattore-uomo però non si parla, o per lo meno non se ne parla ancora.

Se poi guardiamo a cosa c’è rimasto in dispensa dopo trent’anni di peacekeeping, tagli alla difesa e giuste elargizioni all’Ucraina c’è davvero da spaventarsi. Consiglio la pallosissima lettura dell’accuratissimo rapporto del Kiel Institute tedesco sullo stato degli armamenti nell’UE. Scopriremo di avere una forza corazzata complessiva ridicola rispetto a quella russa, marine piccole ed efficienti ma ormai logore, un’aeronautica eccellente dal punto di vista tecnico ma piccola e uomini ormai vecchi. In Italia l’età media dei soldati è di 37,8 anni. Ed è la media. Su questa realtà Macron e Starmer vorrebbero costruire una forza di 100.000 uomini da spedire nella steppa ucraina. Perché non 200.000?

L’altro mantra che sembra ora pronto a sostituire quello sulla immancabile vittoria ucraina riguarda l’esercito comune europeo. Come l’araba fenice “che esiste ognun lo dice, dove sia nessun lo sa”.
Certo che non c’è e non ci potrà mai essere, almeno finché non ci sarà un governo comune, un parlamento comune, un corpo giuridico comune, un sistema sanitario comune, una tassazione comune, una politica estera comune. In altri termini uno Stato. Senza Stato, che sia federale, confederale, centralizzato, autonomo, sotto forma di regno o di teocrazia, non c’è esercito. Inutile parlarne ancora. Si potrebbe invece parlare e con maggiore realismo del rafforzamento del “pilastro europe della NATO”. Quella si che c’è e da quasi ottant’anni. Si obietterà che nella NATO Donaldo è il socio di maggioranza, ma davvero Leuropa pensa di avere ora o in futuro uno spazio autonomo e d’indipendenza rispetto al Ciuffo biondo che fa impazzire il mondo? Tanto vale far buon viso a cattivo gioco e intanto irrobustirsi utilizzando quello che già esiste – la struttura politico militare della NATO – e andare avanti.
Tante domande quindi, molte della quali non sono neppure state poste, preferendo porre l’orecchio al rombo degli zoccoli dei cosacchi che caracollano verso Parigi. A Roma direbbero: “Core de mamma, magna tranquillo!“
Analisi perfetta, bravo come sempre
Sempre puntuale e preciso, e anche ironico.
Grande! E c’è poco da aggiungere!
Sostanzialmente d’accordo.
Non riesco a capire come i media, tutti, enfatizzino comunicazioni che sarebbero inconsistenti se non fossero pericolose. Malafede? Emotività esasperata e patologica?
Comunque tutta questa gente non sa davvero cos’è una guerra.
Parole. Parole. Parole
Io sono abbastanza anziana da aver conosciuto amputati e da aver visto familiari con le lacrime agli occhi per un pezzo di pane che non veniva consegnato. E. C.
Condivido pienamente ma a questo punto perché mantenere una forza armata di nessuna utilità. Le opinioni pubbliche europee non sopporterebbero neanche 100 uomini persi combattimento. E allora smobilitiamo tutto e se vogliono , che vengano i cosacchi l’importante che portino gas a basso prezzo. Noi chineremo la testa a qualsiasi autocrate.
Buona sera Generale.
In generale concordo con lei, e – sebbene io sia uno di quelli che credono che per mantenere la pace sia necessario un esercito che possa deterrere un ipotetico invasore – penso che un ipotetico piano di riarmo non debba avvenire in questo modo, sicuramente non in così breve tempo, nè senza una accurata analisi non solo di chi sia il nemico, ma di quale sarà lo scenario di un ipotetico conflitto.
Acquistare armi a caso, o secondo le esigenze (o meglio, le politiche) specifiche di ciascuno stato non credo che porterebbe ad un miglioramento della difesa.
Ad oggi, in effetti, saremmo propensi ad acquistare (o produrre) carri armati e artiglieria quando, magari, un vero scenario di guerra europeo potrebbe essere dominato dall’aeronautica o dalla marina o – dio non voglia (!?!) – da droni (non lo sapremo finchè non avverrà una vera analisi).
Purtroppo temo di non essere certo che questa leadership sia in grado di effettuare questo tipo di analisi. Tutti si preoccupano dei capi di stato ma nessuno pensa mai alla leadership dei paesi. Strano, vero?
Brancaleone alle crociate ebbe migliori risultati