perché le elezioni europee sono una questione di religione.
Melzo, provincia di Milano, primavera 1906. Dal caseificio Davide Galbani esce per la prima volta una delle eccellenze italiane: il formaggio Bel Paese. A volerlo era stato il cavalier Egidio, figlio di Davide, un lumbard classe 1858 che s’era messo in testa di competere con in formaggi francesi producendone uno tutto suo, leggermente stagionato, a pasta morbida e dal nome italianissimo di “Bel Paese”.

Ogni Italiano, se non intollerante al lattosio, lo ha assaggiato almeno una volta magari ricordando lo slogan che negli anni ’70 del ‘900 accompagnava tutti prodotti della Galbani: “la fiducia è una cosa seria, che si da alle cose serie”. E come dare torto agli eredi di Egidio? La fiducia è davvero una cosa seria, anzi serissima. A differenza di altri sentimenti umani come l’amicizia o la stima, la fiducia, come l’amore, non ha bisogno né di prove, né di spiegazioni. La provi e basta. Non a caso fiducia e fede hanno origine comuni. “Beati coloro che crederanno senza vedere” sottolineò addirittura Gesù rivolgendosi a Tommaso che, a scanso d’equivoci, per convincersi della resurrezione di nostro Signore aveva avuto bisogno di mettere il dito nelle piaghe della Croce.

Non c’è niente di male a non avere fede o fiducia, prova ne è che l’apostolo Tommaso l’hanno fatto santo lo stesso. Tuttavia, se uno non ci nasce è davvero difficile che se la faccia venire in corso d’opera. Privo della fede il novello Tommaso ha sempre bisogno di prove, di ragionamenti, di fatti inconfutabili e di evidenze per pensare che non lo si stia buggerando. E spesso non basta. Vorrebbe vedere di persona, ficcare il naso, fare domande per evitare d’essere perculato dal prestigiatore di turno. E neppure questo gli basterebbe perché, in fondo, Tommaso sa bene che un bravo prestigiatore è sempre in grado di venderti l’illusione della realtà. In definitiva Tommaso è condannato a una vita d’incertezza e dubbio. Molto meglio vivono quelli che credono senza vedere.

Tra questi fortunati ci sono gli elettori che tra il 6 e il 9 giugno andranno a votare per l’elezione del nuovo parlamento europeo. Si deve indubbiamente trattare di gente sostenuta da una fede talmente incrollabile nell’Europa e nei sui rappresentanti da far invidia a un martire cristiano dei primi secoli. Questi davvero credono nell’Europa, una e trina; creatrice del cielo e dello spread; figlia unigenita di Euro, generato e non creato dalla Banca Centrale. Professano una sola Patria d’azzurro dipinta e pluristellata e aspettano la dissoluzione di ogni Stato e la ubertosa prateria che verrà. Chi se la sente può anche dire Amen.
Hai voglia tu a dirgli che da un punto di vista scientifico l’Unione Europea è solo un forum di Stati che, alleandosi e opponendosi l’un l’altro, perseguono il proprio interesse nazionale. Non serve a nulla ricordare che senza in governo comune, una politica estera comune e una difesa comune in nessuna parte del pianeta può sopravvivere una creatura politica gracile come un’Unione quale essa sia. Se lo ricordano bene gli americani che al tempo di Abramo Lincoln per oltre quattro anni si sono presi a fucilate l’un l’altro prima di stabilire la loro di Unione che infatti ha un suo governo, una sua moneta, una sua politica interna e, incredibile a dirsi, anche una estera. Insomma, si comporta tale e quale ad uno Stato. Anche la Federazione russa di Vladimiro ha sofferto della dissoluzione della sua unione, a quel tempo sovietica, e per ricostituirsi come Federazione ha scatenato qualche guerra interna al solo scopo di render chiaro a tutti quali fossero i suoi valori fondanti. C’è qualcuno che, ragionevolmente, può fare lo stesso per l’Unione Europea? Certo che no. Per questo si deve ricorrere alla fede.
Una fede ancora maggiore è richiesta peraltro per guardare a quelli che oggi si candidano a rappresentarci. Pur tralasciando gli aspetti fisiognomici di alcuni tra loro, aspetti che farebbero bella mostra di sé in una delle pagine de “L’uomo delinquente” del Lombroso, si potrebbe essere tentati dal ricordare le mirabolanti gesta e le meditate decisioni di quelli che si sono già seduti sugli scranni dell’europarlamento. Tutto inutile. A chi ha fede cosa vuoi che importi che Salvini Matteo si prefigga di andare in Europa per difendere la casa e l’auto degli italiani (perché poi non le moto o le biciclette?), oppure che il nostro Presidente del Consiglio voglia essere eletta a tutti i costi, previa specificare che lei in Europa non andrebbe mai. A lei è sufficiente che gli sia dia un attestato di stima e di affetto scrivendo “Giorgia”. Che Amore! Anche Schlein o Calenda si sono affrettati a candidarsi, ma per non andare. A qualcuno verrebbe da dire: “ma che cazzo ti candidi a fare se poi a Bruxelles non vai neppure a prendere un caffè gourmand, un piatto di moules a la crème o una carbonade flamande? Stai a casa che risparmi tempo e soldi”. Inutile. Ai fedeli europeisti le ragioni di questo mistero imperscrutabile risultano limpide e chiare come acqua di fonte. Qualcuno tenterà, forse, di ricordare ai Crociati Unionisti che tutte, ma proprio tutte le leggi europee che ci stanno incasinando la vita sono state votate dagli stessi che ora giurano che le prossime non le voteranno mai. Tutte, nessuna esclusa. Fatica sprecata.
Si potrebbe continuare rammentando l’entusiasmante gestione della pandemia ultima scorsa o quella della attuale guerra russo-ucraina per tacere del trattamento riservato alla Grecia pochi anni fa, passando per le politiche green, le auto elettriche, le case ecologiche e quante altre scemenze volete voi. Anche questo è del tutto inutile. Chi ha fede è capace di camminare sui carboni ardenti, di librarsi in aria con una mistica levitazione e anche di credere nella Unione Europea. Tutti gli altri, tra i quali, ahimé, devo contarmi anch’io, la fiducia la accordiamo solo al Bel Paese del cavalier Egidio Galbani.