E ditelo una buona volta. VI STIAMO SULLE BALLE!
Beninteso, chi più, chi meno, tutti abbiamo qualcuno che ci sta antipatico; uno che proprio non riusciamo a digerire, che ci urta i nervi. Così, a pelle. Per cui non sentitevi in colpa, siete in buona compagnia.
Nel felpato tempio della correttezza e del bon-ton elevati a religione, pensare che qualcuno ci stia antipatico è un’eresia; proclamarlo a gran voce addirittura una bestemmia.
ZITTI TUTTI, dunque. L’antipatia e il disprezzo sono ufficialmente morti. A decretarlo è stato il variopinto e illuminato mondo progressista, quello che non sapendo decidere come declinare una parola s’è inventato lo shwa, lo stesso che in nome del green chiude le città, presidia le zone verdi costringendo migliaia di pendolari a svegliarsi un’ora prima per poter arrivare al lavoro. Sono sempre loro: i Perfetti; gli Illuminati capaci di guidare noi, popolo bue, fuori dal deserto verso la terra del latte e del miele. Peccato però che i ciechi vermi dell’antipatia e del disprezzo scavino anche le vostre candide anime di panna. E lo fanno tutti i giorni; per alcuni di voi per tutto il giorno.

Ecco allora che per curare la gastrite dell’anima ingurgitate dosi massicce di finta comprensione; fiale su fiale di leggi a tutela di questo o di quello; aerosol di parole come “progressista”, “inclusivo”, antifascista”, “non violento” e “tollerante”. Sgranate questo mantra edificante come un tempo il Kyrie eleison. Siete così progressisti e tolleranti che al posto di “porgete l’altra guancia” proposto da Nostro Signore voi preferirete essere massacrati di botte, purché questo non urti la sensibilità del Massacratore.
Tuttavia, nel profondo delle vostre anime al profumo di lavanda e cannella sentite che il verme si agita comunque. Odio e disprezzo non si nutrono infatti di parole e tanto meno di idee, anche se ecumeniche e inclusive. Odio e disprezzo nascono nella palude delle paure profonde; quella che da piccoli ci costringeva a tenere la luce accesa per scacciare il “paccialupo dagli occhietti rossi” da sotto il letto.

Se volete accendere la luce perché allora non provate ad ammettere serenamente che anche voi, come noi bipedi post-neanderthaliani, odiate e disprezzate. Chi? Quelli che non sono come voi. Certo, nessuno di voi, conoscitori della costituzione; difensori della carta delle Nazioni Unite e della dichiarazione dei Diritti dell’Uomo oserebbe mai proclamarlo in pubblico. Nessuno di voi, così preoccupati dell’opportunità del dire e del non dire; impegnati a salvaguardare la dignità senatoria dei Servitori dello Stato avrebbe il coraggio di dar voce al suo verme. Voi, turbati nei vostri sogni dal solo pensiero che una sgangherata parola possa causare un fremito di pudibonda vergogna alle nostre virginee Istituzioni Repubblicane, voi non penserete mai di posare a terra tutto l’armamentario delle spiegazioni e dei ragionamenti da scuola neo-kantiana di Baden e dire, anzi gridare ODIO QUESTO E QUELLO!!.
In molti tra voi odiano i militari e gli uomini in divisa in generale. Nella maggior parte dei casi non li conoscete né avete mai parlato con uno di loro ma basta l’aggettivo “militare” per associare in un arrogante 3×2 anche “fascista”, “golpista” e “violento” o, per chi preferisce “ignorante”, “ottuso” e ” parassita”. Del vostro ciglio alzato se n’era accorto già Pasolini, ma non gli avete mai dato ascolto.
Oggi tutti tacete il vostro disprezzo ma ricordo bene che in passato qualcuno di voi ha trovato il coraggio di dargli voce. A quel tempo, quando gridavate spavaldi “se vedi un punto nero spara a vista o è un Carabiniere o è un fascista” e quando freddavate un maresciallo con moglie, due figli e il mutuo alla fermata dell’ATAC avrei voluto picchiarvi ma oggi quasi rimpiango il tempo in cui conservavate un barlume di carnale umanità.

“ E’ morto; ma chi cazzo gliel’ha fatto fare di arruolarsi. Se stava a casa era ancora vivo” Questa l’ho sentita da voi nei giorni di Nassiria. “Ma lei sembra una persona normale, non un militare”. Questo complimento che cela un insulto invece l’ho sentito molto, molto più spesso. Sono stato un militare, anzi, lo sono ancora perché questa è la mia vita, ma non ho voglia né interesse a convincere voi, il popolo “dei giusti e degli illuminati” che siamo gente come tutti. Ordinary People direbbero i patiti del politically correct. Siete già così buoni, comprensivi e perfetti che non avete bisogno di spiegazioni.
Continuate dunque a dare addosso al povero Vannacci per il suo libro che…per opportunità, senso dello stato, disciplina, fedeltà al giuramento e altro non avrebbe mai dovuto scrivere. A me quel libro non è piaciuto e sapere che l’ha scritto un militare non me l’ha fatto diventare né peggiore, né migliore.
Voi non odiate le idee o i pensieri che vi sono contenuti (ammesso che davvero ci siano). Voi odiate l’idea che un servitore dello Stato, come vi piace chiamarci, non si sia comportato da servo. E ricordate che, come diceva Pavese, Si odiano gli altri perché si odia sé stessi.