Ancona, museo OMERO – riproduzione della testa del Davide di Michelangelo (foto p.Capitini)
“NON TOCCARE!” E’ il sacrosanto imperativo d’ogni museo.Ovunque meno che qui, al Museo “OMERO” di Ancona. Questo è infatti un museo tattile, un posto cioè dove le opere d’arte si possono non solo guardare, ma toccare.
Certo sono riproduzioni ma la loro fedeltà e l’accuratezza credo sorprenderebbero gli stessi autori. E’ un’idea inclusiva rivolta a chi, come i bimbi, ha bisogno di un rapporto più coinvolgente con l’arte o a chi non può affidarsi al dono della vista e non si accontenta del racconto.
Per me è un’idea geniale racchiusa in un posto incantevole, le sale restaurate del vecchio lazzaretto di Ancona. Se non sapete che fare, magari prima di imbarcarvi per Patrasso, portateci i vostri figli e magari accompagnateli con la vostra anima perché si sa, i bambini sono spaventati dal buio, ma gli adulti lo sono dalla luce. Vi lascio qualche scatto sperando di incuriosirvi.
“Una teoria è un’ipotesi con un’istruzione universitaria” Jimmy Carter, presidente degli Stati Uniti.
Russia – il gasdotto northstream Foto WEB
In gergo militare si chiamano CONPLAN. Sono i contingency plans, i piani che cercano di mettere un po’ d’ordine in una situazione qualsiasi, abbozzando una o due linea-guida e qualche predisposizione nel caso quella “contingenza” si verificasse. In termini più semplici un buon CONPLAN risponde alla domanda: “che cosa facciamo se…?” E qui la lista delle ipotesi è veramente infinita. Si spazia dal terremoto di magnitudo 9 che spiana tutti i centri di comando di una nazione all’epidemia di un virus mai visto né sentito (questa suona familiare?), allo sbarco dei marziani tra Rimini e Riccione, al blackout elettrico nazionale. Insomma se puoi pensarlo può accadere e se può accadere è meglio sviluppare un CONPLAN. La probabilità poi che quello che si immagina possa davvero accadere è molto variabile, ma la possibilità non è mai pari a zero. Insomma la probabilità che i marziani si prendano un mojito ai bagni Rossella è un tantino bassa, quella di un disastroso terremoto tra Messina e Reggio Calabria, ahimè, di gran lunga più alta. A questo punto avverto che non è mia intenzione sviluppare un CONPLAN nei suoi aspetti operativi; mi limiterò a delineare due scenari possibili e non so quanto probabili. Innanzi tutto partiamo dalla situazione generale. Prendiamo due stati in guerra tra loro. Uno è molto grande, ricco di materie prime con una popolazione tutto sommato non imponente ma con una tradizione militare tutt’altro che da sottovalutare. Oltretutto questo paese, che per comodità chiameremo Federazione russa, è anche una potenza nucleare di primo livello, è cioè in possesso della cosiddetta “triade nucleare” (bombardieri strategici, sottomarini lanciamissili e missili balistici) ed è governata da un regime formalmente democratico ma nei fatti se non proprio autocratico almeno oligarchico. Il secondo paese, che per comodità chiameremo Ucraina è di gran lunga più piccolo e, soprattutto non è una potenza nucleare. Per ragioni che qui non indagheremo questi due paesi sono in guerra da ormai tre mesi. Una guerra sanguinosa, costosa e lenta combattuta tutta sul territorio dell’Ucraina. A dispetto delle idee iniziali di quasi tutto l’occidente in Ucraina la “blitzkrieg” non si è nemmeno affacciata, ma per rimanere nell’ambito dei prussiani con monocolo ed elmo a chiodo si combatte una “material schlacht”, una guerra di materiali o in altri termini una guerra in cui si tenta di “consumare” l’avversario fino ad indurlo alla resa. La situazione non sarebbe completa se non menzionassimo un gruppo di amici e sostenitori dell’Ucraina aggredita. Si tratta di oltre una cinquantina di stati che per semplicità ridurremo a due blocchi. Il primo blocco, quello più potente e di gran lunga più importante è in realtà costituito da un solo paese: gli Stati Uniti d’America con un nutrito contorno di altre nazioni americane. Il secondo blocco raggruppa invece l’Europa nelle sue declinazioni di Unione Europea e di Europa in senso più ampio. I due blocchi hanno adottato una serie di misure economico finanziarie per strangolare l’economia russa, ridurne la popolazione all’indigenza e con questo determinare un cambio di regime e la fine della guerra. E’ una strategia che ha bisogno di tanto tempo per realizzarsi, senza contare che i russi già da tempo sono abituati ad un regime di vita abbastanza spartano. Nel frattempo, per affrettare il processo, sia gli Stati Uniti, sia l’Europa&Friends stanno inviando all’Ucraina armi e munizioni in quantità industriale. Non si sa mai che l’Ucraina riesce a vincere la guerra da sola. A questo punto mancano due particolari che come tutti i particolari fanno la differenza. Il primo riguarda il gas e il petrolio. Gli Stati Uniti ne hanno così tanto da poterli esportare a un prezzo – per loro – ragionevole. L’Europa ne ha così poco che ancora è costretto a comprarli dalla Federazione russa. Certo non è né bello, né etico ma qualcosa deve pur far bollire l’acqua per la pasta. Il secondo particolare riguarda ancora l’Europa, anzi, una parte di essa, quella meridionale o mediterranea. Sembra strano a dirsi ma a parte qualche centinaia di miglia di mare questa parte di Europa confina con una parte del pianeta popolosissima e affamatissima: l’Africa. Anche gli Stati Uniti confinano con uno stato popoloso e quasi affamato come il Messico, ma il muro, le reti, gli elicotteri e il deserto rendono il passaggio dall’uno all’altro un tantino difficoltoso. E poi i messicani mangiano farina di mais e fagioli mentre quasi tutta l’Africa, almeno quella che riesce a mettere qualcosa nel piatto, campa di farina di frumento. E chi lo produce il frumento? La piccola Ucraina che a causa della guerra con la Russia sta avendo difficoltà a seminare il grano e i girasoli per il prossimo anno e non riesce a far partire le navi con il frumento destinato in gran parte all’area M.E.N.A (Middle East and North Africa). Senza il grano ucraino sembrerebbe che il resto del 2022 e il prossimo anno saranno anni di carestia per quei paesi e, si sa, l’amore e la fame muovono le montagne. E anche la gente.
Ecco dunque il momento di tornare ai CONPLAN. Il primo dovrebbe rispondere a questa domanda: “cosa facciamo se all’inizio dell’autunno la guerra non è ancora finita e i russi ci chiudono il gas?” Il secondo potrebbe riguardare invece: “cosa facciamo se il grano non arriva all’Africa e si scatena una crisi politica interna in molti di quei paesi e un robusto flusso migratorio verso di noi?”
Giusto pochi giorni fa, Il ministro degli esteri russo, Lavrov ha dichiarato che l’occidente ha deciso di scatenare una guerra ibrida contro la Russia e i russi. Cos’è una guerra ibrida? Un conflitto dove si ricorre alla pressione economica, alla propaganda, agli attacchi nel cyberspazio, alla destabilizzazione interna, alla corruzione e a tanto altro; insomma a tutte quelle cose che non sono cannonate e che ricordano tanto i bei tempi della guerra fredda.
E allora, in questo clima da guerra ibrida, cosa impedirebbe ai russi di chiuderci il gas e di affamare gli africani? Nulla o molto poco. E cosa otterrebbero o penserebbero di ottenere? Ad esempio potrebbero pensare di ottenere un’Europa infreddolita e assediata da migranti che – ma è solo un mio malevolo pensiero – non vedrebbe così tanto di buon occhio il suo alleato d’oltre oceano che paga la benzina 2 dollari il gallone e deve al limite rimpatriare qualche centinaia di messicani la settimana. E forse inizierebbero a elevare qualche distinguo all’idea di proseguire nell’invio di armi e soldi all’Ucraina quando a casa un litro di gasolio costerebbe come il sauvignon
I russi lo faranno? Chissà, intanto sarebbe il caso di sviluppare un CONPLAN e aspettare. Come al solito, vedremo.
Amo la storia delle parole. M’incuriosisce sapere da dove vengono; da quanti secoli galleggiano sulle labbra degli uomini. Quelle di oggi sono: CREDERE e SAPERE.
Pare che CREDERE venga dal sanscrito “CRAD”, “fede” e “DHA” , “io mi pongo”. Insomma CRAD-DHA vorrebbe dire “io mi pongo con fede”.SAPERE invece sembra derivi da “SAP”, un’antica parola osca, una lingua italica antica come il latino. Vuol dire “dal forte sapore”, “evidente, inconfondibile”. Io CREDO a molte più cose di quelle che SO e credo perché è più comodo. Credere è dei pigri, non richiede alcuna preparazione, nessuno sforzo se non aver fiducia. Abbracci una fede e poi ti ci affidi. Per questo si può solo CREDERE in Dio. Non si può SAPERE se esiste o meno.
Dunque io sono un credulone. CREDO che le mamme siano buone e i papà severi, ma giusti. CREDO che la scuola insegni ai ragazzi a leggere, scrivere e magari a farsi un’opinione; CREDO che le leggi servano a porre un limite all’egoismo e alla prepotenza di tutti e che difendano i deboli dai sopprusi dei forti e CREDO che la cucina italiana sia la migliore del mondo. Anzi no, questo lo SO per certo.
Si può anche credere a cose brutte. Ad esempio io CREDO che la politica del mio paese non abbia alcun interesse né per me, né per quelli come me e che si occupi della cosa pubblica al solo scopo di farla diventare “cosa loro”. Tuttavia, per rimanere nel campo delle credenze positive, CREDO che il giorno in cui mi porteranno in un ospedale, se ci arriverò ancora vivo, il medico e l’infermiere che si prenderanno cura di me faranno del loro meglio per farmi sopravvivere. E che faranno così anche con i miei cari e con chiunque altro si presenti.
Certo, io SO, cioè ho le prove, informazioni oggettive e testimoni che esistono alcune madri che uccidono i loro figli; SO anche che ci sono cattivi maestri così come leggi non buone e SO anche che ci sono pessimi ospedali, medici e infermieri impreparati. Di politici onesti, non avendone mai conosciuto uno che fosse uno, posso dire che NON LO SO e quindi continuo a credere che siano tutti disonesti.CREDO quindi che in tempi di malattia somministrare una cura, per giunta a tutti e per giunta gratis, sia una cosa buona. Il vaccino è pericoloso? NON LO SO, ma CREDO che lo sia entro limiti ragionevoli.
Nei vaccini sono presenti feti umani, formaldeide, mercurio, grafene e chi più ne ha, più ne metta? NON LO SO, non sono un farmacista, né un biologo e neppure un chimico. SO che con la prima dose Astrazeneca sono stato parecchio male e con la seconda no. Non SO come sarei stato se avessi contratto il covid in forma grave, ma CREDO che avrei potuto passarmela peggio.
NON SO se cortisone, ivermectina e idrossiclorochina, arnica, brodo di pollo, bagni caldi, varechina o altro siano la cura giusta, ma NON LO CREDO. CREDO infine che un pezzo di carta o un codice su un telefonino servano davvero a poco e SO che più che altro sono una forma di pressione per indurre alcuni a decidersi verso una scelta che CREDO giusta per il bene di molti. Il green pass è fatto male? Pazienza, rientra nel novero delle tante leggi che SO essere ambigue e poco efficaci e verso le quali né io né i miei concittadini si sono mai ribellati né hanno mai manifestato.
Volete un esempio? Guardate come sono regolati il lavoro, la scuola o la politica e poi ditemi se avete mai protestato contro l’incompetenza, l’arroganza, l’incabacità, l’inettitudie o l’insipienza.CREDO tuttavia che ognuno abbia il diritto di pensare quello che vuole, così come CREDO abbia il diritto di dissentire apertamente e pubblicamente da quello che pensa o crede la maggioranza.
Accade spesso e per un sacco di cose: religione, partiti politici, squadre di calcio, bionde o brune. Accade sempre quando c’è una maggioranza e una minoranza, ma SO che si può fare solo in una democrazia. SO che in una dittatura non si protesta mai oppure lo si fa a rischio della vita, quindi SO che oggi non vivo sotto una dittatura.Quello che SO è che non trovo giusto che chi CREDE a qualcosa di diverso da me si comporti come se sapesse, se possedesse la verità rivelata, se avesse l’illuminazione mentre sta solo … credendo a qualcosa di diverso. Prega solo un altro Dio.
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